L’ultima occasione che ho avuto di ascoltare questo grande del country è stata attraverso un disco dell’olandese Strictly Country, registrato live nel 1993, durante una delle tournée in Europa effettuate col mandolinista Charles Whitstein. La formula proposta in quelle circostanze aveva l’obiettivo di far tornare alla memoria uno dei più importanti duetti dell’intera storia della country music, i Louvin Brothers. Nel corso di una precedente visita, nel 1988, il cantante-produttore Julian Dawson, aprendo due delle loro date in Inghilterra, ebbe la possibilità di instaurare un rapporto di amicizia con Charlie, che gli permise di valutarlo come uomo, confermandogli inoltre la statura dell’artista. Non riuscendo a motivare in alcun modo come un personaggio di tale grandezza potesse essere senza contratto, nonostante ancora oggi si esibisca frequentemente alla Grand Ole Opry, Dawson si fece carico di organizzargli una nuova incisione.
Frutto di questo suo impegno è The Longest Train, un disco che sprigiona intense emozioni, che rende giustizia a Charlie Louvin, e a quello che ancora oggi rappresenta. Non è un tentativo di rilanciare un artista in declino, sarebbe un’operazione tristemente fallimentare, è piuttosto un’eredità che viene prematuramente lasciata ad ognuno di noi appassionati di country music.
Alla soglia dei suoi settant’anni, Charlie Louvin ci accompagna attraverso alcune delle sue stanze, un giorno illuminate dalla forte luce di una vita fortunata, oggi rivestite di una tappezzeria démodé, e da una infinità di immagini appartenenti ad un passato che si può solo rimpiangere, in un’atmosfera che Storaro saprebbe come fotografare. Grazie Julian Dawson, e grazie anche a voi, Gene Libbea, Barry & Holly Tashian, Jim Lauderdale, Katy Moffatt, Rosie Flores e Steuart Smith.
Watermelon 1056 (Traditional Country, 1996)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 35, 1996
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