Frettolosamente liquidato come ‘dylaniano’ all’uscita di A Fingerpainter’s Murals, cliché che ormai è sinonimo di anonimato sicuro, questo songwriter di Philadelphia non ha ceduto e la sua carriera è decollata grazie alla Red House e a Kristian Bush, Billy Pilgrim, che ha prodotto Letters In The Dirt e questo atteso Radio.
Brodsky è apparso inoltre nelle più prestigiose collection di songwriters emergenti: Dr. Demento’s Basement Tapes, Christine Lavin’s Laugh Tracks, ed una sua canzone, Blow’em Away, che appare finalmente in questo album, è stata portata al successo da David Wilcox.
Viaggiando da una costa all’altra, Chuck ha svolto i lavori più diversi per sopravvivere, ed ha fatto sue storie ascoltate, personaggi incontrati, immortalando il tutto, nelle sue storie-canzoni. Ha cesellato, con il semplice ausilio di classiche sonorità folk-roots, in prevalenza acustiche, cui hanno collaborato amici dell’Atlanta-area – David Hamburger, chitarre e dobro, Brandon Bush, tastiere, Dave LaBruyere e Jenny Hersh, basso elettrico ed acustico, Kevin Lehay, batteria, oltre a Mike West, banjo e Myashkin, washboard, e i produttori Bush & McCollister, – una collection di canzoni fresche ed accattivanti pervase da un fascino sottile che sembra espandersi ascolto dopo ascolto.
Brani come la già citata Blow’em Away, La Migra Viene, Bad Whiskey, la stessa title track, lasciano il segno per lo straordinario talento del ‘narratore’ di cogliere e traslare messaggi universali da storie semplici, per la capacità di portare alla luce ogni aspetto del quotidiano e farne qualcosa di unico, di meritevole di essere vissuto.
Doti care ai grandi storytellers di ieri e di oggi dei quali la voce e la chitarra di Chuck Brodsky sembrano conoscerne il passo, sfumature e segreti.
Red House RH 119 (Singer Songwriter, Folk, 1998)
Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 28, 1998
Ascolta l’album ora