Per dovere verso i nostri lettori non familiari con il nome della Schmidt va detto che la si potrebbe inserire in un filone folk, dove questo termine va interpretato nell’accezione più ampia. Un riferimento più preciso a livello vocale e di costruzione dei brani lo si potrebbe trovare nella primissima Joni Mitchel di Joni e Clouds, con una voce meno fragile e più sicura di sé. La Schmidt si esibisce alla 12 corde ed al dulcimer, oltre a coprire i ruoli vocali di solista e corista, ben spalleggiata da Dean Magraw che ricama alla 6 corde acustica e da Marc Anderson, che si diletta alle percussioni più svariate. La voce di Claudia Schmidt è improntata ad un folk colto e personale, con i testi (suoi, come le musiche) che spaziano dallo scanzonato sentimentalismo dell’iniziale Banana Moon all’impegno caraibico di Rising, con un refrain da fare invidia a Jimmy Buffett, alla triste cronaca di We Don’t Know.
Altrettanto pregevole risulta l’aspetto tecnico: i due strumentali Mowin’ At Owen’s e Waltzin’ At The 45th Parallel sono preziosi esercizi acustici di Claudia e Dean Magraw, che ritroviamo all’acustica solista nell’a-solo centrale di These Stars. Quiet Hills è arricchita da un riuscito abbinamento di sonorità acustiche e percussioni discrete quanto azzeccate. You Can’t Stop My Song riprende il tema duro della canzone di protesta dei primi sixties, poi linfa vitale di un certo folk-revival. Da segnalare anche un intervento centrale che ha qualcosa da spartire con certi vocalizzi cari a David Crosby. Rising chiude degnamente un album certo non immediato né commerciale, ma certamente onesto, lineare e coerente.
Non avete niente di Claudia Schmidt? Quale migliore occasione per conoscere ed apprezzare una nuova amica?
Red House RHR CD 64 (Singer Songwriter, Folk, 1994)
Dino Della Casa, fonte Out Of Time n. 5, 1994
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