Il nuovo album di Clint Black, uno dei musicisti che ha maggiormente caratterizzato la country music della scorsa decade, è per molti versi un lavoro che farà discutere gli appassionati e i critici del genere e che segna un punto d’arrivo importante nella sua carriera.
Già dal titolo e dalla ‘avvertenza’ in copertina ci viene segnalato che nella registrazione di questo disco non sono stati utilizzati strumenti elettrici. Questo non significa che ci troviamo di fronte ad un disco scarno negli arrangiamenti e intimo nelle atmosfere, ma ad un album particolarmente ricco nei suoni e complesso nella struttura dei brani, che mantiene una freschezza che lo rende godibile dalla prima all’ultima nota.
Quello che spiazzerà molti ascoltatori ‘tradizionalisti’ è l’apertura verso sonorità alle quali Clict Black non si era mai (o quasi) avvicinato. Un ‘melting pot’ sonoro che comprende blues, swing, jazz e country e che talvolta lo avvicina ad un altro grande texano quale LyLe Lovett. Non mancano comunque brani più tipici della sua produzione, che fanno da contraltare e da bilanciamento nei confronti dei primi.
Addentrandoci più in profondità nell’ascolto di questo D’lectrified, già dal primo brano ci rendiamo conto del nuovo suono di Clint: l’apertura è per Bob Away My Blues, molto swing e un quintetto di fiati per un vecchio brano a firma Toy Caldwell, dal repertorio della Marshall Tucker Band. Are You Sure Waylon Done It This Way è trascinante con il suo suono influenzato da blues, jazz e country. Il suo compositore, Waylon Jennings, appare brevemente, mentre fanno la parte del leone Clint Black all’armonica e Matt Rollings al piano. Con Hand In The Fire ritorniamo alle atmosfere care al Nostro, una ballata mid-tempo dalla melodia accattivante.
D’lectrified è tutto giocato sul dualismo tra brani più tipici della sua produzione ed excursus verso nuovi orizzonti e nuove ‘sperimentazioni sonore’. Tra i primi c’è da citare When I Said I Do, dolce ballata nella quale Clint Black duetta con la moglie Lisa Hartman, Who I Use To Be, Been There altro splendido duetto questa volta con Steve Wariner e Where Your Love Won’t Go. Tra le sorprese, oltre ai citati brani di apertura, si segnalano Galaxy Song del Monty Python Eric Idle, una bella versione di Dixie Lullabye di Leon Russell, con la presenza di Bruce Hornsby al piano.
In chiusura la rilettura di due suoi classici, qui in versione particolare: No Time To Kill, title-track di uno dei suoi più riusciti lavori discografici, è riproposta in versione strumentalmente più dilatata, con atmosfere talvolta jazzy, con ancora la presenza di Bruce Hornsby. Something That We Do, dal precedente Nothin’ But The Taillights è invece interamente strumentale e giocata su delicati intrecci di chitarre acustiche.
Gli ospiti di questo disco sono tantissimi e illustri, a dimostrazione di quanto sia curato il suono. Molti hanno una grossa esperienza nel campo della fusion, a partire dal contrabbassista Lenny Castro. Non mancano i grandi della musica di Nashville, da Stuart Duncan e Jerry Douglas, con sugli scudi il grande Matt Rollings al piano. D’lectrified è un album importante per quanto riguarda il business nashvilliano e apre nuove strade da percorrere, stabilendo contatti con altri generi musicali.
Potrà essere più o meno apprezzato dagli appassionati (ha comunque venduto molto negli USA) ma è la conferma ulteriore della classe e della poliedricità di Clint Black.
RCA 07863-67823-2 (New Country, Country Acustico, 1999)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 55, 2000
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