David Grisman - Dawg Jazz, Dawg Grass cover album

Suvvia, ce lo aspettavamo tutti. Era fin troppo facile prevedere che prima o poi David Grisman se ne sarebbe uscito con un album diviso nettamente in due parti, due tomi per ciascuno dei suoi grandi amori: il jazz ed il bluegrass.
Era addirittura scontato se si pensa al sottile legame che unisce da un lato l’album ‘live’ con Stephane Grappelli e dall’altro il recente sodalizio con gli amici del gruppo Here Today.
In tutta la produzione discografica dell’eccentrico mandolinista il binomio jazz-bluegrass è il filo conduttore, un marchio originale e depositato che va sotto il nome di ‘Dawg Music’.
Da sette anni almeno Grisman, prendendo per i fondelli i critici, il pubblico e financo se stesso, usa una delle tante inutili etichette per definire a suo modo il vecchio buon acustico jazz eseguito con strumenti della tradizione bluegrass.

Da sette anni almeno una nutrita schiera di adepti, alimentata quotidianamente, si affanna a trovare una motivazione, una filosofia, una intelaiatura culturale, un’ispirazione mistica alla religione ‘dawghiana’. L’idioma di Grisman, eliminati i giri di parole in triplo salto mortale senza rete, consiste semplicemente in una sintesi tra una delle forme piú sofisticate e blasonate di jazz, per quanto riguarda la vera e propria struttura musicale, e un bluegrass inteso non tanto come stile ma come modo di ‘sentire’, alla stregua del blues e, perchè no, del rock.
Jazz nella materia e bluegrass nello spirito dunque; probabilmente non è altro che l’applicazione pratica e su vasta scala della primitiva intuizione di Bill Monroe.
Due copertine intercambiabili, con bastardino trasformista e addobbi di prammatica, vanno ad illustrare il disco in questione.
La prima facciata, Dawg Jazz, ospita Grappelli ed una ‘big band’ con tanto di fiati, percussioni, pianoforte, conduttore e arrangiatore (John Carlini), i cui membri vantano tutti una notevole reputazione in campo jazzistico a livello internazionale.
L’esperienza con la grande formazione riguarda unicamente il brano che dá per il 50% il titolo all’album: il perfetto amalgama tra strumenti a corda e a fiato raggiunge qui il culmine e per il mandolino di Grisman rappresenta forse la tappa iniziale di un tour tracciato anni prima dal magnifico Dave Apollon (cui vanno i ringraziamenti nelle note di copertina).
Con la fumosa e cervellotica Fumblebee di Anger e In A Sentimental Mood di Duke Ellington appare un’accellente composizione del titolare, Steppin’ With Stephane. L’atmosfera (da tenue ad esaltata) e l’impatto sonoro (cristallino, delicato e virile nello stesso tempo) sono sulla falsariga del glorioso quintetto dell’Hot-Club De France e fa meraviglia l’incredibile affiatamento tra i musicisti (che sembrano in combutta da mezzo secolo anzichè da pochi anni e solo occasionalmente).

Nella suite di Dawg Grass, tutta la seconda facciata, nonostante l’avvicendamento degli ospiti – il redivivo Earl Scruggs, Tony Rice e Jerry Douglas – ed i titoli contenenti allusioni e riferimenti nemmeno troppo velati (Dawggy Mountain Breakdown, Happy Birthday, Bill Monroe, il tradizionale e quasi irriconoscibile Wayfaring Stranger), il risultato generale non si stacca punto dal resto ed è anzi molto vicino ai primi due lavori del David Grisman Quartet.
Jazz e bluegrass vengono sezionati e ricuciti con un’operazione di alta specializzazione ai limiti della fantachirurgia.
Impeccabile la preparazione tecnica dei musicisti che accompagnano attualmente il nostro, Darol Anger (fiddle), Mike Marshall (chitarra, fiddle e mandolino), Rob Wasserman (contrabbasso), quasi impensabile in parecchi spunti solisti e trovate ritmiche.
Su tutto quanto domina il Grisman compositore, arrangiatore, mandolinista, catalizzatore, accademico della Crusca.
tempo fa confidavo ad alcuni miei amici, sempre pronti a carpire ogni mio piú piccolo sbilanciamento di giudizio, che la California, sotto la spinta di siffatti capiscuola, avrebbe prodotto nell’arco di pochi anni una legione di superpickers umanoidi con venti dita e con cuore di plastica che sarebbe presto dilagata in qualsiasi possibile branca di musica acustica.
Chiudete porte e finestre, l’invasione sta per cominciare!

Warner Bros. WB 23804-1 (Dawg Music, New Acoustic Music, 1983)

Pierangelo Valenti, fonte Hi, Folks! n. 1, 1983

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