E’ ad uno dei giovani musicisti appalachiani che, con questo lavoro, la Folkways Records ha rivolto l’attenzione, uno di quelli che, cresciuto con la viva tradizione delle montagne, sarà ricordato per aver contribuito alla divulgazione dell’otm.
David Johnson nacque in North Carolina da una famiglia di musicisti in grado di fornirgli gli strumenti necessari per diventare un esperto conoscitore delle tecniche e degli stili del luogo. Infatti, sin da giovanissimo, fu elemento stabile della band di famiglia che si esibiva per lo più nei piccoli party o alle feste dei paesi limitrofi, e ciò gli conferì un’estrema padronanza dell’uso di molti strumenti musicali. Fu il banjo, comunque, quello preferito ed è unicamente con questo che si presenta nel disco.
Il suo stile è un ‘clawhammer’ appreso principalmente dal nonno Bill Johnson di Millers Creeks, N.C., ma influenzato dai più noti Ralph Stanley, Doc Walsh e Uncle Dave Macon.
Queste credenziali dovrebbero bastare per far pensare ad un musicista con la ‘emme’ maiuscola; in realtà da un’analisi immediata ed emotiva di un primo ascolto, ad una più accurata e razionale, risulta che il prodotto è frutto di un artista ben lontano dai maestri citati.
La ricerca di un suono pulito, preciso, impeccabile tolgono a David quella spontaneità, quella capacità creativa tipiche dei suoi corregionali e quella carica ritmica che è la caratteristica fondamentale dello strumento, specialmente nell’interpretazione delle fiddle-tunes, nate per lo più in funzione delle danze popolari. Lo scandire del tempo troppo regolare, a batter di metronomo, e la scelta scontata della compilation (tutti strumentali tra i quali Cripple Creek, Old Joe Clark, Sourwood Mountain, Groundhog ecc.) rendono il lavoro molto ripetitivo e a volte anche noioso (ben 12 brani su 16 sono nella stessa tonalità!). Si potrebbe dire anzi che per impostazione e struttura è molto simile ad una registrazione acclusa ad un manuale per banjoisti.
Sono comunque fermamente convinto che, data la sua provenienza, la precedente esperienza discografica (ha inciso infatti un album in coppia con Shanna Beth McGee, Scottish & English Early Ballads, Folkways FW-8779) e la sua giovane età, queste lacune rappresentino solo un momento di transizione risolvibile nell’acquisizione di uno stile proprio, tanto da divenire uno dei più quotati e stimati ‘frailers’ dei prossimi tempi. La stoffa c’è!
Io attendo il secondo album… a voi, nel frattempo, l’ascolto del primo.
Folkways FTS-31094 (Old Time Music, 1983
Roberto Monesi, fonte Hi, Folks! n. 5, 1984
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