David Olney - Through A Glass Darkly cover album

Sesto album per la Philo di David Olney e, credo, il primo autoprodotto. Il seguito di High Wide & Lonesome e Real Lies, testimonia come, invecchiando, il buon Olney, ‘cantautore per cantautori’, anti-personaggio per eccellenza e uno dei migliori cesellatori di parole e musica, non abbia perso forza e sensibilità espressiva. Ogni canzone di Through A Glass Darkly ci offre un nuovo cast di caratteri, di storie ambientate in epoche diverse, situazioni reali ed immaginarie, viste con occhi critici, disincantati e con un senso di affascinante ‘politicamente scorretto’. Il soldato inglese e la prostituta francese, il criminale del West, personaggi biblici, solitari, giocatori, gangsters, e gente comune, popolano le sue canzoni. David sa come farne ritratti e la sua vena poetico-musicale come inserirli in una canzone. La sua filosofia ne trae sempre una morale, un insegnamento; per amor di verità, senza compiacimento alcuno.
La dimensione musicale è sempre più introspettiva, senza concessioni. David ha la possibilità di realizzare un album come gli pare e lo fa usando quello che gli piace. Musicalmente, si tratta di un singolare e personale miscuglio di old-time string-sound (che ben si adatta a molte canzoni), country e blues, che tiene però presente la necessità di comunicare attraverso la musica. Oltre ad Olney, voce, chitarre, piano ed armonica, vi partecipano pochi ma qualificati musicisti: Pat McInerney, batteria, Forrest Rose, basso, Deanie Richardson, Mike Fleming, A.C. Bushnell, strumenti a corda, Marianne Osiel, oboe, e responsabile degli arrangiamenti d’archi in alcune delle più belle ed articolate canzoni dell’album (1917, The Colorado Kid). Ben 16 brani, magnifiche songs che sono altrettanti riflettori puntati sulla ‘condizione umana’.

Philo PH 1224 (Folk, Singer Songwriter, 1999)

Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 30, 1999

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