David Rodriguez - Forgiveness cover album

Una sola anima. Una voce urticante, come un agave spinosa immersa in whisky bootleg e disseccata al sole, polverosa e sofferente, eco di una nostalgia che non conosce requie. Una chitarra flagellata da arpeggi fitti e sanguigni. Un corpo solo, voce e chitarra, tra lo spleen amaro di un Calvin Russell e l’astrale sofferenza di Neil Young scaraventata due meridiani più a sud, sulle sponde del Colorado o del Brazos. Un nuovo disco Forgiveness, in pratica contemporaneo all’eccellente The Friedens Angel è per noi una fortuna insperata.
Cambia l’etichetta ma non la pelle. David Rodriguez coglie l’attimo della sua meritata popolarità: ad Austin è il musicista del momento. Questa sua opera è ancora più asciutta della precedente, ma così intensa e traboccante di pietà nei lunghi testi che si schierano dalla parte dei reietti, nelle melodie che sommuovono il sangue nel loro desertico splendore. Una tecnica chitarristica singolare, sincopata e singhiozzante. Nulla è concesso allo spettacolo e alle mode.

I nervi tesi delle ballate, tutte ricche di pathos, affiorano in superficie e sono odi scavate e tumulate nel profondo di una non comune sensibilità. Perduto d’amore per ognuna delle songs che come fiori di cactus rendono imperdibile Forgiveness del songwriter texano, segnalo le vette: Hjalmar And Odd, una favola vichinga che parla di amicizia e camicie fatate, dylaniana nelle fondamenta e di raggelante bellezza, Wonder How It Feels, fatta di sabbia e sentimento, così toccante da soffrirne, Santa Cruz dal conturbante arpeggio e la voce di David acre come fumo, l’affascinante Language Of A Kiss che potrebbe ricordare l’Andersen di Ghost Upon The Road.
Fra i più emozionanti incontri con la canzone d’autore negli ultimi anni.

World WR 1001 (Singer Songwriter, 1995)

Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 9, 1995

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