L’anti-eroe è una delle vittime ricorrenti del vecchio sogno americano; uomini che si muovono in una realtà distante mille miglia dal grande circo tecnologico degli USA anni ottanta, figure primitive e un po’ romantiche che parlano ancora il linguaggio delle cose semplici. Loner è il termine usato per indicare simili personaggi, cow-boys urbani e non, che popolano le terre del sud-ovest e che portano i nomi di Terry Allen, Butch Hancock, Townes Van Zandt… Delbert McClinton è uno di questi, texano di Lubbock, solitario viaggiatore sulle interminabili autostrade che portano dall’Arizona alla Louisiana, frequentatore assiduo di bar disseminati tra una stazione di servizio e una polverosa cittadina di confine.
La sua faccia dura e vissuta la dice lunga sulla sua condizione di anti-eroe e di moderno fuorilegge. È protagonista, come vocalista, di sei LP, belli ma da sempre esclusi dalle cifre delle charts di vendita americane. Raramente scrive canzoni proprie, non è un cantautore, preferisce adottare al suo stile brani di altri autori come Don Convay, Chuck Berry, Bobby Charles, Van Morrison e soprattutto Glen Clark, suo amico e compartecipe in due album.
Il suo stile, costruito su una voce calda e sudista, è un miscuglio delle atmosfere tipiche del rock on the road: honky tonk, country, rythm & blues, blues e soul. Con questi ingredienti assorbiti dal suo genuino rapporto con l’uomo della strada, McClinton rallegra e diverte le decine di persone che accorrono ai suoi appuntamenti live, camionisti, freak, cow-boys, ubriaconi e vecchie prostitute. Nella sua musica c’è un po’ di quello che molti chiamano americano; cartoline di una realtà che vive ai margini di una ricchezza industriale e intellettuale che sta da un’altra parte e rende protagonista un’altra umanità.
Lui si accontenta, e chi può dargliene torto, di attraversare le grandi pianure con il cavallo-Ford imboscandosi ogni tanto in qualche studio per registrare le canzoni apprese dalla radio o dalle fumose serate negli honky-tonk bar. Questo nuovo The Jelaous Kind, dalla cover suggestiva e in tema con l’uomo, si avvale della produzione e collaborazione di Barry Beckett e The Muscle Shoals Section, già conosciuti in innumerevoli lavori (Bob Seger), e propone dieci songs che meravigliano per la loro freschezza e per il gustoso recupero del soul e del rythm & blues.
Una voce potente e persuasiva, una sezione strumentale veramente notevole con tanto di sax e trombe e l’album scorre piacevolissimo tra il soul di Shaky Ground e My Sweet Baby, i ricordi del Van Morrison di Bright Side Of The Road, il blues di Going Back To Louisiana, le ballate del sud e un pizzico di Bob Seger in Shotgun Rider. Un disco carico di vitalità, di musica suonata per entusiasmo, nessuna concessione ai sapori della melassa e delle noccioline cari a tanti musicisti country-rock; qui si respira solo l’acre odore della birra e della musica nera e bianca di tutto il sud.
Capitol ST-12115 (Honky Tonk, 1980)
Mauro Zambellini, fonte Mucchio Selvaggio n. 36, 1980