Denice Franke - You Don't Know Me cover album

Non la conosciamo, è vero! E’ un peccato, perché, dopo aver ascoltato il suo secondo album, è d’obbligo ritrovare il suo lavoro d’esordio, Shadow No More e ripercorrere la carriera di questa cantautrice texana dalla fine degli anni ‘0 ad oggi. Ci accorgiamo così che la storia di questa ragazza di Dallas, residente a Houston dalla fine degli anni ’80, si intreccia con molti personaggi conosciuti. Dopo un promettente esordio con la Beacon City Band ed in seguito in duo con Doug Hudson (Hudson & Franke), la carriera di questa cantante chitarrista sembra non riuscire ad evolversi per tutti gli anni ’80.
Si guadagna da vivere più come corista, Nancy Griffith, Robert Earl Keen, Hal Ketchum, Eric Taylor, assicurandosi la stima di molti popolari cantautori con cui ha diviso la scena dal vivo, Lyle Lovett, Eric Taylor, John Gorka, Tom Russell.
Recente vincitrice dell’Austin Songwriting Competition come miglior brano acustico con How’d You Know, Denice ha un’importante occasione grazie alla grande ammirazione che l’autorevole Eric Taylor ha per lei. Dopo averla chiamata a duettare con lui negli ultimi suoi due albums, Taylor decide di produrre You Don’t Know Me affiancandole i migliori musicisti di Austin e Houston, molti dei quali hanno partecipato al suo recente album Resurrect.

La mano di Eric Taylor si sente negli arrangiamenti di un purissimo album cantautorale texano, non meno della presenza di Mike Sumler, tastiere e chitarre, Glenn Fukunaga, basso, Gene Elders, violino, Paul Percy, batteria, Eric Demmer, sassofono. Dotata di una voce molto bella e intensamente espressiva, Denice ha uno stile di canto molto naturale. Oltre ad essere bravissima nell’armonizzare, la Franke rivela una voce molto particolare, passionale, bassa e sensuale, drammatica come poche, qualità che contrastano piacevolmente con il lirismo Mitchelliano che pervade molte sue ballads. Un mezzo espressivo che completa al meglio il suo magnifico songwriting.
Il connubio si rivela subito vincente ed ipnotico catturando subito con Saints in apertura, uno dei suoi brani più belli ed intensi, con un ruvido sax a sottolineare il suo canto. Segue proprio How’d You Know, autentico capolavoro che descrive con grande sensibilità due strade che si separano. Le atmosfere acustiche, piano e violino in evidenza con la parti corali affidate a Lain Matthews, esaltano questo brano che, come molti altri, è datato ’88.
Più corpose Come Back Somehow, con ancora il sax di Demmer in evidenza, e Lowlands con belle performances vocali supportate da coristi quali Lain Matthews e Tommie Lee Jackson, mentre la romantica e pianistica Rainy Night In Detroit e l’acustica Bobby Sits By The Window, strepitoso l’arrangiamento chitarra-violino, ci riportano ad atmosfere semi-acustiche dove Denice conferma doti di ottima chitarrista e sensibile interprete.

Affascinante poi la trilogia di sue vecchie songs quali Foolin’ Myself, drammatico il canto di Denice con sottofondo di organo e violino, Milo, delicata ballata dai profumi country, e One Love Keeps On Burning dove evoca un amore del passato con grande sensibilità e poetica grazia. La title track, lunga ballata per piano e chitarra acustica dove si fa ancora una volta largo il sax di Demmer con levigati assoli, è la canzone della crescita, della raggiunta maturità personale della donna come dell’interprete. La voce sembra venire dal profondo dell’anima quasi per svelare, senza fare male grazie all’anestetico fascino delle sue musiche, le più segrete emozioni interiori.
Dopo tanti anni di anonimato, sempre all’ombra della luce dei riflettori degli affollati palchi texani, Denice Franke ha la fortuna di prender posto al centro della scena. Comunque vada a finire, merita questa possibilità. Chi non ha prevenzione per la musica d’autore al femminile, purtroppo sono in molti, può scoprire in questa ragazza l’equivalente di molti suoi eroi al maschile.
Inutile far nomi, molti sono già stati citati poc’anzi, cambiano solo il timbro della voce e il modo di vedere le cose, ma, credo per costoro, sia anche educativo aver maggiore familiarità con il diverso, specialmente se è quanto di meglio il cantautorato USA abbia da offrire.

De Nice Girl DF 002 (Singer Songwriter, 1998)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 27, 1998

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