Doc Watson – Docabilly.
“Ralph Rinzler viaggiò a sud fino alla Blue Ridge Mountains e trovò Doc Watson, non era una chitarra acustica quella che Doc teneva tra le mani, bensì una chitarra elettrica Gibson Les Paul Gold Top degli anni ’50. Non era la tradizionale mountain music che noi associamo con Doc quella che lui suonava, bensì l’altra musica folk tradizionale d’America: ‘rock-a-billy”.
In queste poche righe nelle note di copertine di T. Michael Coleman (per anni bassista di Doc) c’è il succo di Docabilly, l’ultima gradita sorpresa discografica del grande chitarrista di Deep Gap, N.C.. E fa piacere comunicare a tutti gli amanti della buona musica che Docabilly è un disco divertente, ben suonato, cantato con estrema naturalezza e stile. Insomma un disco che regge ascolti ripetuti, alla faccia di chi una ventina di anni fa stigmatizzava Watson per l’uso di ‘un fottutissimo basso elettrico’, considerato ‘non tradizionale’.
Signori miei, una domanda: cos’è la tradizione nelle musiche ‘native’ degli Usa? Sono tradizione il blues di Jimmy Rodgers o la old time music degli ultimi 50 anni, lontani dalle loro radici africane o anglo-scoto-irlandesi almeno quanto Elvis Presley lo è da Bill Monroe. Vogliamo lasciare perdere filologia e menatine pseudoculturali varie, e tentare di goderci il suono che un disco come questo, con i soliti Marty Stuart, Mike Auldridge, Larry Knechtel, Pat Mclnerney, Jack Laurence, Roy Huskey, Moondi klein, Alan O’Bryant, e udite udite Duane Eddy e Junior Brown, ci dona per un godimento un pò ‘retro’? Come è rilassato, vigoroso e chiaramente divertito su Shake, Rattle And Roll, Walking After Midnight, Bird Dog, e sì, anche Heartbreak Hotel.
Da comprare anche alla cieca… e scusate la battutaccia. Voluta….
Sugar Hill SH CD 3836 (Traditional Country, Old Time Music, Folk, 1995)
Silvio Ferretti, fonte Out Of Time n. 10, 1995
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