Nello scorso anno uno degli artisti che in tutta Europa, Italia compresa, è stato piú trasmesso nei programmi radiofonici di country & bluegrass è stato senza dubbio Don Emerson.
Alla fine di ottobre il suo singolo You Got Your Way aveva totalizzato 10 settimane al vertice della classifica della European Country Music Association, basata proprio sull’esposizione radiofonica, e addirittura 13 settimane in testa alla speciale chart riservata alle etichette indipendenti.
Il brano bissava d’altra parte il successo del precedente singolo Rocky Start, anch’esso giunto al top delle classifiche ECMA. Ora è uscito finalmente il suo nuovo album, Whatever It Takes, che conferma il valore di questo musicista, proveniente dallo Stato di Washington nel Nord-Ovest e pronipote del grande poeta Ralph Waldo Emerson: il Nostro, con una voce calda ma al tempo stesso adattabile ad ogni brano, si dimostra capace di alternare momenti musicali di grande dolcezza, ma non sdolcinati, ad altri caratterizzati da un grintoso swing, ben coadiuvato da un manipolo di strumentisti molto bravi, mai invadenti, soprattutto funzionali alle atmosfere dell’album.
Anche i testi, composti in gran parte in coppia con Stan Senter, risultano interessanti. In particolare vorrei segnalare Rocky Start, memorie della vita di un uomo, che si ferma a riflettere sugli anni trascorsi, sulla fatica di un tempo e sul benessere dell’oggi, che fa dimenticare i valori piú importanti e non permette piú di gustare quanto di bello la vita puó offrire.
Ma soprattutto mi piace la delicatissima Let’s Teach Mindy How To Play in cui Don Emerson ricorda un amico, compagno di scuola e di avventure musicali, suo maestro di chitarra, che a un certo punto dovette scegliere fra due amori: la musica e la famiglia. A prevalere fu quest’ultima, ma prima di lasciare la band si fece promettere che Don, quasi in un’ideale staffetta, avrebbe un giorno insegnato la chitarra a sua figlia Mindy: due settimane dopo moriva in un incidente d’auto e a distanza di 20 anni la canzone rievoca questo drammatico momento nella vita del musicista.
Tra gli altri pezzi mi sono apparsi particolarmente riusciti la giá citata You Got Your Way, la rockeggiante What About Me, Cottage In The Lane, nostalgicamente rievocativa grazie al sapiente uso della pedal steel, la conclusiva Mama’s Kiss, molto sobria nell’arrangiamento, ma di grande suggestione.
In conclusione un ottimo album, con un unico appunto, la durata: purtroppo appena 37 minuti.
Malta (Traditional Country, New Country, 1997)
Paolo Zara, fonte Country Store n. 40, 1997
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