II tempo in cui i musicisti bluegrass, per dimostrare le proprie doti tecniche incidevano dischi, quelli strumentali particolarmente, in cui emergevano su tutti gli altri, a volte tanto da sovrastare i propri ospiti, deve essere ormai considerato definitivamente chiuso.
Nell’ultimo decennio tutti gli artisti componenti di una band stabile che hanno deciso di produrre un disco a proprio nome, lo hanno fatto utilizzando session men, spesso amici, ai quali hanno sempre dato ampio spazio, al fine di raggiungere un risultato il più vario e bilanciato possibile.
E’ opportuno inoltre notare che il repertorio, arrangiamenti e stile normalmente differiscono da quelli proposti dalla band in cui l’artista milita regolarmente.
Don Rigsby, mandolinista e cantante della Lonesome River Band, conferma tutto questo con marcata convinzione. Empty Old Mailbox è bilanciato e vario e lui si dimostra ‘democratico’, generoso e intelligente, lasciando che tutti (sono molti) i prestigiosi ospiti abbiano modo di sentirsi protagonisti quasi quanto il titolare.
Circa repertorio e stile, ancora più che nel debutto mantiene le distanze dal suono della sua band di cui è qui presente soltanto Sammy Shelor.
Il disco che segue l’opera prima riesce a volte a raggiungere a malapena il livello qualitativo del precedente lavoro, il primo di norma è quasi sempre più carico di tensione e di idee.
Nel caso di Don Rigsby questa tradizione viene meno, forse perché è partito con un CD gospel, particolare a volte addirittura noioso.
Empty Old Mailbox mi sembra un disco che può essere apprezzato anche da chi non è abituato a questi suoni. Un prodotto per (quasi) tutti, con assoli strumentali che, ascoltandoli, ti fanno assumere uno sguardo degno del Mr. Bean meno lucido, brani country che potrebbero aprire i meeting di Farm Aid, grintosi pezzi bluegrass senza tempo e belle canzoni d’amore.
Sugar Hill 3915 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Moderno, 2000)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 54, 2000