“I membri sono Pat Enright, mio vecchio amico da Tasty Licks, a chitarra e voce; Roland White, della Country Gazette, a mandolino e voce; Jerry Douglas (di Buck White & The Down Home Folks) al dobro; Blaine Sprouse (con gli Osborne Brothers, in precedenza membro della Bluegrass Band) al fiddle; Mark Hembree (con Bill Monroe & His Blue Grass Boys) al contrabbasso; io sono al banjo, e canto il baritone. Ci divertiamo davvero. Abbiamo cominciato con un’idea: tutti questi ottimi musicisti erano in città per lavorare con diverse band, così abbiamo pensato “mettiamo insieme qualcosa e suoniamo”. La prima sera è stata così buona che abbiamo tutti voluto riprovare a farlo. La registrazione della prima sera aveva fatto un po’ di giri, così la gente voleva sapere della nostra band. Alla fine ho mandato un nastro alla Rounder Records, e si sono dimostrati eccitati ed interessati” (Intervista a Bela Fleck, da Frets, maggio 1983).
In questo modo naturale e non commerciale (almeno inizialmente), sono nati i Dreadful Snakes, ‘supergruppo’ con base a Nashville e menti aperte a svariati generi di musica acustica, anche se principalmente rivolte al bluegrass tradizionale (non per niente la band prende il nome da una canzone, The Little Girl & The Dreadful Snakes, classico di Bill Monroe dei primi tempi).
La musica prodotta da questa incredibile band è decisamente all’altezza delle aspettative, e in più ci sorprende piacevolmente per la semplicità, la serenità e diremo quasi l’umiltà con cui il materiale viene presentato: nessuna tendenza a strafare, nessuna tentazione di divismo, solo libera espressione del proprio talento al solo fine di divertirsi. Ogni musicista si esprime infatti secondo il proprio gusto e nel proprio stile, ma senza mai nemmeno sfiorare i limiti della propria tecnica, e sempre curando di restare perfettamente integrato nel suono del gruppo, a complemento e sostegno delle altrui personalità.
Così Jerry Douglas, Blaine Sprouse e Roland White possono far risplendere lo stile con cui sono giustamente famosi e inconfondibili; Pat Enright dá libero sfogo alla sua forte, alta, espressiva e inimitabile voce, sostenendola con una chitarra di rara perfezione ritmica; Mark Hembree dimostra ancora una volta che Bill Monroe sa scegliere bene i propri uomini.
Per Bela Fleck il discorso è un po’ diverso: la sua personalità è fra le più complesse ed enigmatiche della storia recente della ‘New Acoustic Music’, e in questo album non si smentisce. Nei New Grass Revival apparentemente Fleck trova piena soddisfazione tecnica, ma naturalmente, dovendosi adattare ad uno stile ben determinato, incontra alcuni freni al suo non comune eclettismo: non a caso i suoi album ‘solo’ spaziano nei più diversi stili, anche lontanissimi dalla musica dei NGR. Con i Dreadful Snakes Bela pare essere tornato ai tempi degli Spettrum, avendo a disposizione un repertorio sconfinato, che può toccare, proprio per le premesse con cui è nata la band, qualsiasi stile dal bluegrass al jazz al western-swing fino al country tradizionale (ormai lo è) di Hank Williams: il banjo di Bela Fleck ha in questo modo possibilità espressive che difficilmente avrebbe avuto in altri gruppi.
E il risultato di questa comune volontà ad esprimersi liberamente è qualcosa che pochi altri gruppi (anche ad essere generosi) potrebbero dare: bluegrass tradizionale, gospel (con una pregevole composizione di Mark Hembree), antiche ballate d’amore, country songs degli anni ’30 (da Jimmie Rodgers a Hank Williams), strumentali di diversa composizione (tradizionali, di Bill Monroe, di Bela Fleck) sono qui accostati con gusto e ritmo, e trovano giusta luce grazie ad una perfetta registrazione che, ormai, è gradevole caratteristica delle produzioni Rounder.
L’album è appena uscito negli States, quindi attenti: avete tutto il tempo per fare i vostri appostamenti nei negozi di dischi! Ne vale sicuramente la pena, quali che possano essere i vostri gusti personali: se i supergruppi non sono di vostro gradimento, se trovate ‘freddi’ i Bluegrass Albums (ma come fate…!), se un album come Here Today soffre a vostro parere di ‘sovraproduzione’, se insomma siete scettici sulle idee di fondo in tutti questi gruppi, provate con i Dreadful Snakes: sono sicuro che troverete in questo gruppo e nel suo album un calore ed una spontaneità non comuni.
E’ una raccomandazione che non mi costa molta fatica, credetemi!
Rounder 0177 (Bluegrass Tradizionale, 1983)
Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 7, 1984