Ed Romanoff - Ed Romanoff cover album

E’ un debutto molto significativo per Ed Romanoff, cantautore molto considerato dalla critica d’oltreoceano che ha visto in lui un artista profondo e affascinante.
Le canzoni che compongono questo disco sono efficaci quadri di vita, ottimamente arrangiati da Crit Harmon, produttore e musicista il cui lavoro con Martin Sexton, Lori McKenna e Mary Gauthier ne ha segnato una carriera decisamente in crescita.

E proprio Mary Gauthier ha fortemente aiutato Ed Romanoff ad esprimere tutto il suo potenziale artistico ed umano, con una collaborazione che ha portato i due a dividere tour ed esperienze di scrittura, come dimostra la bellissima Breakfast For One On The Fifth Of July, uno dei momenti più intensi di questo disco.

La storia personale di Ed Romanoff con la scoperta di essere stato adottato e di non conoscere le proprie vere radici ha segnato la sua crescita come musicista e buona parte delle canzoni che fanno di questo album un sincero percorso di vita, a partire da St. Vincent De Paul, un piccolo gioiellino di equilibrio ed emozioni.

“Ho ereditato il mio viso da qualcuno che non ho mai incontrato, l’ho cercato ma non l’ho ancora trovato…” e poi ancora “Se ci incontrassimo per strada riconoscerei il suo viso?…” sono solo accenni di una delle migliori sue composizioni, arricchita dalla lap steel nelle mani di Duke Levine, fedele collaboratore di Mary Chapin Carpenter, in primo piano durante tutto l’album con le sue chitarre, il banjo e la mandola.

Curveball è un’altra bella metafora della vita prendendo spunto dall’amato baseball, When You’re Dreamin’ è veramente sognante e ricalca un po’ lo stile di Leonard Cohen anche per il modo di cantare. I contributi vocali di Tift Merritt e di Josh Ritter e la sapiente e discreta batteria dello storico ex Fairport Dave Mattacks sono un valore aggiunto a queste session.

La pianistica e sofferta Sacred Wreck, Potholes, l’unica cover, la classica I Fall To Pieces portata al successo da Patsy Cline, sono poi alcuni dei momenti da ricordare in un disco che pone Ed Romanoff tra le grandi speranze della canzone d’autore americana.

Autoprodotto (Folk, Singer Songwriter, 2012)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2013

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