Il nome di Emmylou Harris ci riporta alla mente il periodo d’oro del country rock californiano della metà degli anni ’70, il suo breve, ma intenso sodalizio con Gram Parsons, ancora oggi oggetto di culto e tributo da musicisti di ogni età.
Da allora ad oggi, Emmylou è cresciuta moltissimo, ha pubblicato un rispettabile numero di albums, ha prestato la sua voce, come corista ed in duetto, ai più famosi artisti country e non, ha lavorato con i produttori più importanti del momento, ha più volte virato la rotta, orientando le vele delle sue proposte artistiche in direzioni impreviste ed imprevedibili, frequentemente spiazzando i critici che la vedevano oramai allineata – e con ottimi risultati, per buona misura – verso determinate sonorità.
Ha rivoluzionato le line-ups dei musicisti che l’attorniavano fino a personalizzare ulteriormente la propria arte, fino ad oltrepassare i confini delle varie catalogazioni ed arrivare così ad una maturità – artistica ed anagrafica – che la consacra musa di una musicalità estremamente personale e profonda.
Con Red Dirt Girl, Emmylou si ripropone compositrice di sé stessa (a parte alcuni casi sporadici) e si fa aiutare da alcuni nomi molto significativi del who is who artistico. Sono della partita Buddy Miller (chitarrista ex-collaboratore della stessa Emmylou e produttore attualmente apprezzatissimo produttore), la moglie Julie Miller (alle armonie vocali), Patti Scialfa e Bruce Springsteen ad incrementare l’interesse ‘vocale’ della intensa ballata dal titolo Tragedy, Kate McGarrigle fa vivere il suo accordion in J’Ai Fait Tout, Dave Matthews duetta poi in My Antonia, una ballata eterea cadenzata a tempo di valzer, per chiudere con Boy From Tupelo, che reca assonanze e riferimenti che fanno pensare ad Elvis Presley (“…Just ask the boy from Tupelo/He’s the King and he oughta know…”).
Un disco importante, personale, fortemente voluto e pensato, costruito attorno al personaggio Emmylou Harris ed a quanto ella significa oggi in termini di cantautorato statunitense. Grande!
Grapevine GRACD 103 (Alternative Country, 2000)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 61, 2002
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