Eric Andersen – Dance Of Love And Death cover album

Eric Andersen, classe 1943, nasce a Pittsburgh, PA, il 14 Febbraio, giorno di San Valentino, predestinato, come ha scritto un autorevole critico americano, a vivere e cantare l’amore come “nessun cantautore americano nato fra le due guerre, esplorando meglio e con insistenza il tema dell’amore, sia esso ragionevole o disperato, supplicato o tradito”.
Il nuovo album sembra chiudere un periodo di attività febbrile ed urgente di Andersen che, solo pochi mesi fa, ha messo a disposizione in forma digitale In (Spoken) Pieces, raccolta che parte dall’epica Ghosts Upon The Road del 1989 ed arriva ai giorni nostri, recuperando tasselli narrati dalla sua produzione musicale e da quella dedicata alle opere di Camus, Boll e Lord Byron (oltre ad un paio di inediti più recenti), ed è anticipato di pochi giorni dallo stupendo Blue River Live In Tokyo celebrazione del 50° anniversario della pubblicazione di Blue River, registrato al Billboard, nella capitale giapponese, assieme agli inseparabili Michele Gazich ed Inge Andersen ed uscito per la benemerita NewShot Records di Renato Bottani.
Dance Of Love And Death è un album doppio di inediti e segna il ritorno di Eric alla forma classica della canzone a distanza di ventidue anni dal suo lavoro precedente, Beat Avenue.

In questo lungo periodo, occupato in gran parte alla cosiddetta produzione letteraria, Andersen non ha smarrito nulla della sua vena artistica, compositiva e di performer; certo la voce si esprime in tonalità più basse e arrochite, ma conserva altresì intatta quella sfumatura affascinante fatta di sorniona complicità (vedasi la copertina del recente libro firmato da Roberto ‘Jacksie’ Saetti e Marco Fazzini a lui dedicato ed al quale hanno collaborato anche i vostri scriventi) e di intrigante mistero, che aveva caratterizzato i suoi momenti più alti. Si tratta dunque di un album doppio, decisamente evocativo ed ambizioso, che contiene ben diciassette brani, tutti inediti nella discografia ufficiale di Eric.
Qualcosa era già stato proposto (After This Life) in occasione della presentazione a Vicenza del volume suddetto ed altro ancora era stato anticipato nel corso dell’ultimo tour Italiano che Eric ha portato a termine con successo nel mese di Ottobre 2024 insieme al chitarrista Steve Addabbo, produttore e musicista molto noto e rispettato nelle sale di incisione statunitensi (artefice del successo di Suzanne Vega e vincitore del Grammy per i missaggi di diverse uscite delle Bootleg Series di Dylan).

Le danze (mi si passi il gioco di parole) si aprono con il title-track: una sontuosa ballata acustica che si arricchisce di un leggero arrangiamento d’archi, dove il basso ed il violino, suonato e accarezzato da Michele Gazich, danno ulteriore spessore all’esecuzione.
Dance Of Love And Death – Tonalità noir per un inizio deliziosamente acustico, con la voce di Eric poco più che sussurrata, ben supportata da un arrangiamento essenziale, pur con improvvisi guizzi più elaborati. Gradevole il ‘pizzicato’ di Steve Addabbo.
Love Is Sacred – armonica che ci riporta agli esordi ingenuamente folk e delicatamente acustici della metà degli anni ’60: l’eco di Thirsty Boots non si è ancora spento, che il violino di Michele e le harmony vocals di Inge Andersen, oramai compagna di vita e preziosa collaboratrice artistica, creano una sinergia mistica. Il preciso intervento del basso e le percussioni di Jagoda e Cheryl Prashker forniscono poi ulteriore spessore a questa grande song.
Don’t It Make You Want To Sing The Blues – Eric si è sempre diviso fra chitarra acustica (prevalentemente anni ’60) e pianoforte (anni ’70) e questa sognante ballata pianistica potrebbe benissimo essere un’outtake di Blue River, il suo album-manifesto del 1972, che non dovrebbe mancare in nessuno collezione che si rispetti, o del successivo Be True To You datato 1975.

After This Life – Eric l’aveva già proposta in Italia anche in occasione della presentazione del succitato volume Mingle With The Universe – A Sixty-year Career Celebration Of Eric Andersen. Si tratta di un palese cambio di passo, anche per ravvivare un poco l’atmosfera particolarmente intimista che aveva fin qui pervaso l’ascolto. Il testo è giocato essenzialmente sull’assonanza delle parole, irridendo e scherzando sul tema che caratterizza anche il titolo dell’album, la morte.
Troubled Angel ci cala nuovamente – e quasi prepotentemente – nelle care, vecchie e rassicuranti atmosfere acustiche, ancora una volta impreziosite dall’armonica di Eric e dal violino di Michele.
River Spree – E’ la narrazione on the road di un tour attraverso la Germania che ha portato Eric a suonare anche a Berlino. La voce ha un piglio ipnotico che prende per mano l’ascoltatore e lo conduce attraverso percezioni e riflessioni che si rincorrono senza fine.
Every Once In A While – voce a tratti riconducibile a Tom Waits, Singin’ Man la ricordo eseguita dal vivo già nel corso degli anni ’90, Map Of A Woman Heart indugia sulle complessità dell’animo femminile mentre Story of Skin narra della passione che sprofonda nella successiva Sinkin’ Deeper Into You.

L’album si chiude poi sulle note della lunga Broken Bone Blues lasciando l’ascoltatore intimidito da una bellezza compiuta, emozionante ed inaspettata.
Da sottolineare poi la partecipazione alle registrazioni dei celeberrimi musicisti Lenny Kaye, Steve Addabbo e Tony Garnier, le deliziose armonie vocali di Inge Andersen e dello stesso Addabbo, i violini e le viole dell’amico italiano Michele Gazich, senza dimenticare Eric Lee, Joyce Andersen e Robin Batteau (ve li ricordate gli Appaloosa?). Ultimo, ma non per questo meno importante, Larry Campbell, già gregario di lusso alla corte di Bob Dylan, si esibisce con diversi strumenti: mandolin, slide guitar violin e pedal steel. Non dimentichiamo poi l’ennesima chicca rappresentata dalle note di copertina a firma del celebre critico musicale Anthony De Curtis.
Ad ottantadue anni Andersen consegna al mondo un’opera in grado di sostenere il peso dei suoi album migliori: Bout Changes & Things, Blue River, Ghosts Upon The Road, Memory Of The Future e Beat Avenue; la vita che scorre fra l’amore e la morte ci consegna un artista ancora vivace, curioso, stimolato, lucido e determinato.

Questo Dance Of Love And Death, che dal titolo potrebbe apparire un testamento o un commiato, in realtà rappresenta l’ennesima tappa di un complesso ed affascinante percorso artistico; Andersen, nello scorso mese di Marzo, è stato invitato ed ospitato, dalla Fondazione dell’Università di Venezia, in un appartamento nel centro storico della città lagunare. In un incontro fra vecchi amici ci ha aggiornato sui suoi nuovi progetti: la pubblicazione di un disco dedicato al poeta anti-fascista spagnolo Federico Garcia Lorca, la gestazione di un altro lavoro ispirato alla figura di un Veneziano illustre, Giacomo Casanova, la preparazione di un lungo tour americano nel prossimo autunno.
Grazie Eric ‘for all of this, and more my friend, your song shall not be failed’.

Y&T (Singer Songwriter, 2025)

Roberto Jacksy Saetti – Dino Della Casa, fonte TLJ, 2025

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