Fred Eaglesmith - Falling Stars And Broken Hearts cover album

Giunto oramai all’undicesimo album della sua lunga carriera (due albums sono addirittura doppi, come il grande Ralp’s Live Show datato 2001), Fred Eaglesmith è uno dei più rispettati cantautori canadesi attualmente in circolazione.
La considerazione della quale Fred gode è stata ampiamente segnalata al pubblico da un cd-tributo intitolato 20 Odd Hollers (che parafrasa evidentemente un altro dei suoi albums di maggiore successo e precisamente 50 Odd Dollars, datato 1999), omaggio che gli è stato tributato dai suoi pari, quindi senza nessun coinvolgimento emotivo dovuto a morte prematura o quant’altro, come normalmente accade nei tribute album.
Fred ha poi firmato quell’inarrivabile capolavoro intitolato Alcohol And Pills (vedi il suo cd Lipstick, Lies & Gasoline del 1997) che anche Audrey Auld (country-oriented songwriter ubicata down-yonder – leggi Australia) ha voluto includere nel suo esordio solista del 2000.

Chiarito dunque che non siamo certo di fronte ad un esordiente, ma piuttosto ad un rodato songwriter che unisce la sua veste cantautorale ad un robusto background orientato ad un corposo roots-rock, andiamo ad analizzare questo nuovo prodotto, davvero fra le cose più valide uscite dalla sua prolifica penna.
Dodici sono i brani che per oltre quarantadue minuti ci allietano, grazie alla voce di Fred, molto personale, facilmente riconoscibile e piena di pathos e di partecipazione alle storie che racconta. Fra gli accompagnatori fissi troviamo con piacere il nome di un nostro beniamino dei primordi dell’ondata di cantautori canadesi che aveva fatto capo ai vari David Wiffen e Bruce Cockburn: Willie P. Bennett, che in questo caso si occupa del mandolino (elettrico ed acustico), dell’armonica e di alcune parti vocali.
Altri apporti importanti alla struttura strumentale delle storie di Fred vengono da Darcy Yates (voce, basso acustico ed elettrico e tastiere), Roger Marin (chitarra elettrica, pedal steel e piano), Dan Walsh (chitarre acustiche ed elettriche e dobro), Craig Bignell (batteria, percussioni, banjo e voci) e Maegahan Clark (voci).

Dobbiamo subito dire che se normalmente Fred Eaglesmith filtra la propria musica attraverso esperienze personali difficilmente riconducibili ad un unico filone, questo è senza dubbio il suo album più ‘country-oriented’ e le virgolette sono d’obbligo, poiché il termine ‘country’ va preso con le pinze.
Se vi aspettate le melensaggini od il nash-pop targato Nashville (non tutto, ma la maggior parte), non sono riuscito a spiegarmi bene. L’uso della steel-guitar che si adagia praticamente su tutto l’album, i tempi morbidi e rilassati che aleggiano su gran parte dei brani, le liriche che citano Johnny Cash e che sembrano tratte dalla cronaca di una qualsiasi piccola cittadina di provincia ne fanno un album di ambiente country, ma non mancano episodi ‘anomali’ quali la grintosa ballata di apertura I Ain’t Never Givin’ In, con Steve Earle nelle orecchie ed una grande baritone guitar in mano a Dan Walsh.
Pretty Girl, un altro episodio sussurrato a mezza voce insieme a Maeghan Clark ha ben poco di country. Sugarcane ha un tiro eccellente e risulta una performance davvero vissuta, con il mandolino nella insolita veste di lead instrument a bissare la voce di Eaglesmith, ricchissima di pathos: grande brano. Rev It Up ha le impronte digitali del classico rock di altri tempi ed è suonata secondo tutti i crismi. D’altro canto brani quali Ordinary Guy, Soft On My Shoulder, Dancin’ On The Bar e I Wanna Buy Your Truck sono prettamente country, ma di una tempra che ricorda Merle Haggard per i suoi approcci terra-terra alle tematiche tipiche dell’alcohol e della frustrazione che hanno contribuito a forgiare la sua personalità.

Cold War rappresenta la perfetta sintesi fra il boom-chicka-boom sound di Johnny Cash ed il cantato a-la Bruce Springsteen: ballata fra i punti di forza di questo – lo ripeto – eccellente cd, mentre ho volutamente tenuto per ultimi i due brani che forse raggiungono i livelli del masterpiece: Indian Motorcycles, ideale prosieguo della Alcohol & Pills di cui sopra e molto vicina anche per le soluzioni strumentali e la soffice e drammatica Cumberland County, fotografia della vita di un uomo che guida lo spazzaneve in una cittadina dove le nevicate non si interrompono mai ed il suo lavoro non è quindi mai finito, tenendolo così lontano da moglie e figli.
L’insoddisfazione, i bar, la rabbia, il dolore, l’alcohol (mancano solo i tradimenti) sono costanti riferimenti in questo album e ne rappresentano l’ideale trait-d’union fra i vari brani, cuciti insieme dal grande songwriting di Fred Eaglesmith, che firma tutti i pezzi, i testi dei quali possono essere scaricati dal vostro PC qualora inseriate il cd nell’apposito cassettino.
Scherzi a parte, Fred Eaglesmith è davvero grande ed il suo discorso e le sue proposte musicali meritano di essere approfonditi.

Discografia:
Fred J. Eaglesmith – 1980
The Boy That Just Went Wrong – 1983
Indiana Road – 1987
There Ain’t No Easy Road – 1992
Things Is Changin’ – 1993
From The Paradise Motel – 1994
Drive-In Movie – 1996
Lipstick, Lies & Gasoline – 1997
50 Odd Dollars – 1999
Ralph’s Last Show – 2001
Falling Stars & Broken Hearts – 2001

AML/Linus Entertainment FSE008 (Singer Songwriter, 2002)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 65, 2002

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