Gary Allan rappresenta a Nashville l’ancora forte legame con la tradizione, quella dei vari maestri della Country Music ringraziati per l’ispirazione nelle note di copertina di questo quarto lavoro discografico.
Willie Nelson, Waylon Jennings, Johnny Cash, Buck Owens, George Jones e Merle Haggard figurano appunto tra le fonti ispirative di questo giovane ca-liforniano dalla voce calda ed originale.
Due anni sono passati dal precedente Smoke Rings In The Dark, disco molto particolare nel panorama nashvilliano e che gli aveva portato una certa fortuna commerciale; questo Alright Guy conferma appieno la grande bravura di Gary Allan soprattutto come interprete e si differenzia dal precedente a livello di arrangiamenti, risultando forse meno omogeneo ma più vario nelle sonorità.
Nell’edizione europea del disco, tra l’altro uscita prima che negli stessi Stati Uniti ed in concomitanza con la sua performance all’edizione 2001 della ‘Country Night’ di Gstaad in Svizzera, appare come bonus track la cover della celeberrima Runaway di Del Shannon apparsa già in Smoke Rings In The Dark.
Apre il disco una bella canzone firmata da Jamie O’Hara, Man To Man, cantata con grande feeling e trasporto, uno dei momenti melodicamente più apprezzabili del disco.
The Devil’s Candy è ancora intensamente country, con in evidenza il bel fiddle di Hank Singer, mentre What I’d Say ci riporta alle atmosfere di Smoke Rings In The Dark con una sofferta ballata interpretata con vera classe.
Man Of Me è invece uno dei momenti più rockeggianti del disco, chitarre grintose e ritmica molto solida per un brano scelto come singolo per le radio country in USA.
Su tutt’altro registro Adobe Walls, pigro ritmo swing e una storia che ci porta sul border tra Stati Uniti e Messico.
Jim Lauderdale e Leslie Satcher firmano What’s On My Mind, una grande country song nella più classica tradizione di Bakersfield. Potrebbe benissimo essere interpretata da Merle Haggard o da Buck Owens.
Todd Snider è un interessante rocker americano apprezzato anche in ambienti country; Mark Chesnutt qualche anno fa aveva ripreso la sua Trouble e ora Gary Allan propone Alright Guy, grande melodia e interpretazione vocale da brivido per uno dei momenti più alti del disco.
Proseguendo nell’ascolto dell’album troviamo The One, uno dei brani più pop del disco con un arrangiamento che lascia qualche dubbio e che penalizza una canzone nel complesso non male.
Il disco si riprende subito con I’m Doin’ My Best e I Don’t Look Back, entrambe trascinanti e soprattutto dal suono inequivocabilmente country.
A chiudere l’album, oltre alla già segnalata bonus track Runaway, da citare la magnifica What Would Willie Do di Bruce Robison, ballata tra le più significative del disco, in cui la voce del Nostro ha la possibilità di mostrare le sue molteplici sfumature.
Alright Guy è un disco che sicuramente farà felici coloro che credono che anche all’interno del business nashvilliano possano esserci musicisti profondamente legati alle radici della Country Music (Brad Paisley e Wade Hayes per citare i più giovani) pur nella modernità e nella attualità della proposta.
MCA 170 249-2 (New Country, 2001)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 61, 2002