Gene Clark - Two Sides To Every Story cover album

L’ultimo album di Gene Clark è stato pubblicato (dalla Phonogram) qualche mese fa anche in Italia (in effetti sono copie tedesche). Fatto davvero sorprendente se si tiene conto che è la prima volta che accade. Ecco allora l’occasione di riparlarne un attimo per consigliarlo nuovamente ai lettori.
Abbiamo dedicato tutta l’attenzione possibile al suo lavoro ed alla sua attività contribuendo non poco a rendere un po’ più conosciuto il personaggio. Quest’altro invito è teso ad allargare la breccia aperta ed a tentare di portare la sua musica ad un pubblico più vasto, anche per non frustrare le aspettative di chi ha avuto il coraggio di distribuire il suo disco qui da noi.
Clark è ormai considerato da tutti come un pioniere del country contemporaneo, le sue immagini sono sempre poetiche, la sua musica cristallina, ma le vendite dei suoi dischi sempre piuttosto basse. A nulla gli è ancora giovato evidentemente essere ritenuto l’ispiratore di artisti come gli Eagles, Jackson Browne, Dan Fogelberg, etc. assai più popolari di lui. Così la sua attività si è mossa a strappi, con lunghi momenti di silenzio non certo dovuti a mancanza d’ispirazione. I suoi album non sono usciti mai regolarmente. Così è anche per Two Sides To Every Story che segue di tre anni il precedente No Other (Asylum), album che dopo attente riflessioni considero il suo capolavoro in assoluto.

Con ‘I Due Volti Per Ogni Storia’ il linguaggio di Gene è più chiaro e semplice, abbandona i toni mistici, le intricate massime, le oscure allusioni a filosofie orientali (zen), che caratterizzavano No Other. I brani sono molto belli, da Sister Moon, con il duetto vocale con Emmylou Harris (come a prendere il posto di Gram), a Give My Love To Mary, lento e teso pezzo di James Talley che mette in evidenza la forza d’animo di un minatore che in punto di morte invoca l’amore per la moglie e la famiglia. Qualche canzone di andatura bluegrass, In The Pines splendido folk-song rivisitato e Home Run King e qualche rock un po’ forzato (al limite del suo stile) chiudono il disco. Il disco, inciso con l’accompagnamento di noti musicisti di studio, tra cui, oltre ai citati sopra, Byron Berline, Doug Dillard, Jim Fielder, Mike Utley, è sorretto qui e là da un’elaborata orchestrazione voluta dal produttore Thomas Jefferson Kaye, grande amico di Gene, che in talune circostanze è però superflua così come qualche coro femminile.
Neppure questo lavoro è ormai diventato un best-seller per le strane decisioni della sorte ma ha ottenuto parecchi consensi e rimane uno dei migliori del ’77.

RSO 2479 190 (Country Acustico, 1977)

Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 5, 1978

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