George McCorkle - American Street cover album

Chi ha già superato i fatidici ‘anta’ di età fra i nostri lettori (ma sicuramente anche molti altri che non rientrano in questa classificazione squisitamente anagrafica) conosce ed ha amato i lavori della Marshall Tucker Band, gruppo fondamentale nel filone che stava a metà fra il rock sudista e la country music e che ha rappresentato un solido punto di riferimento nel rock americano dal 1973 al 1979. A metà di questo periodo (1975) la M.T.B. pubblica un bellissimo album intitolato Searching For A Rainbow, vinile che conteneva una song altrettanto indimenticabile: Fire On The Mountain, a firma del chitarrista della band, Gorge McCorkle.
Dopo i lutti che segnarono tragicamente la formazione originale a sei elementi (i fratelli Toy e Tommy Caldwell), di George si persero le tracce, fino al 1999, quando il nostro pubblica il suo primo – ed unico, a tutt’oggi – album solista, questo gradevole ed inaspettato American Street. Il disco dura quasi cinquanta minuti e contiene dodici brani abbastanza dissimili fra loro, eppure legati da un unico filo conduttore rappresentato dalla grande classe del loro autore, che a volte scrive da solo, mentre altre collabora con alcuni amici fidati che rispondono ai nomi di Scott Miller, Bobby Taylor, Doug Gill, Vip Vipperman, Bruce Burch e Beth Roebeck-Hall. Presenza costante è poi quella dell’armonicista Mike Battle, che firma vari brani in coppia con George.

Le ballate elettroacustiche (The Journey Home, che ricorda molto certe cose del passato, sia nei riferimenti del testo che per la presenza del flauto, Fire On The Mountain, American Street, Crazy Molly Monroe e Peace Stories) si alternano ad episodi vagamente blues (Promised Land), ad altri momenti più prossimi al passato del southern-rock (Law Called This Morning) con le sue influenze di rock-blues, mentre non mancano poi divagazioni in territori abbastanza poco consoni al passato del nostro George: l’iniziale Somebody New è un rock chitarristico grintosetto, ma di poco peso specifico, Move In A Circle ha un riff chitarristico che richiama il sound degli Stones, Rocket Shoes è abbondantemente sporca di R & B, Drowning On Dry Land non lascia il segno e la conclusiva Land Of The Free, in duetto con la vocalist-fiddle player Theresa Andersson è dotata di percussioni molto etniche e di un feeling globale che non si inserisce nel contesto generale del disco.
Gorge non ha mai ricoperto ruoli vocali di primo piano nella M.T.B. e questo suo debutto solista svela i motivi: Gorge è un eccellente chitarrista, sia acustico che elettrico, sia ritmico che solista, ma la performance vocale non è all’altezza della sua tecnica chitarristica. Peccato, perché il disco è comunque godibile.

October Street OSCD-1001 (Country Rock, Singer-Songwriter, 1999)

Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005

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