Quinto disco per i fratelli Eric e Leigh Gibson, tra i brother duets più propositivi e brillanti della scena acustica nordamericana. Originari dello Stato di New York, i Gibson Brothers hanno da sempre prediletto un approccio non canonico alla materia, preferendo un repertorio originale o proveniente da autori che talvolta non fanno parte della tradizione ma che la rileggono in maniera più moderna. La strumentazione è comunque rigorosamente acustica e grande spazio è sempre dato agli intrecci vocali, con particolare attenzione a tematiche affrontate con sensibilità e concretezza.
Ring The Bell è un lavoro solido e ben strutturato in cui vengono accostate intelligentemente canzoni dei fratelli Gibson a brani altrui come, in questo caso, The Wishing Well, ottima composizione firmata da Shawn Camp e da Paul Kennerly, Just An Old Rounder di Marshall Warwick, What Can I Do? del noto autore nashvilliano Bob DiPiero e sorprendentemente Angel Dream di Tom Petty. Una manciata di brani che nonostante le diverse origini si inseriscono in maniera perfetta nell’album, mantenendone intatta coesione e compattezza.
La scrittura dei Gibson Brothers è spesso diretta a descrivere la vita semplice ma non priva di profondità della provincia rurale e Farm Of Yesterday (Eric Gibson) e Bottomland (Leigh Gibson) sono due esempi pregni di poesia nostalgica e realistica. I Can’t Like Myself, Forever Has No End e That’s What I Get For Lovin’ You invece scavano nel complicato mondo dei rapporti interpersonali con interessante piglio e senza risultare mai scontato. Una menzione poi per Mike Barber al contrabbasso, Clayton Campbell al fiddle, Joe Walsh (nessun legame con il chitarrista rock) al mandolino e Mike Witcher alla resonator guitar, una backup band che non vuole mai strafare ma accompagna i Gibson Brothers con grande tecnica e cuore.
Compass 7 4506 2 (Bluegrass Moderno, Country Acustico, Country Folk, 2009)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2010
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