Graham Nash - Earth & Sky cover album

Stavolta il vecchio Willie non ci ha convinto. Sciolto il sodalizio musicale con Crosby dopo lunghissima militanza comune, anche se i due rimangono legati alla stessa etichetta (l’amicizia non è in discussione, ovviamente), si attendeva una prova di forza da parte sua, un certificato di buona salute da utilizzare come autorevole credenziale in apertura degli eighties. Invece Earth & Sky, il suo terzo lavoro solista, che segue dopo ben sette anni il precedente, nonostante alcune promesse e lodevoli intenzioni, si perde in un’esibizione inefficace e opaca.
Certo è un album tendenzialmente dolce, a tratti anche poetico, con arrangiamenti opera del solito giro di accompagnatori vicini a Graham ma non riesce ad entusiasmare, non ci tocca, non ci fa suscitare che sporadiche emozioni. Non mancano, è vero, alcuni temi d’impegno, antinucleare in Barrel Of Pain (una canzone che denuncia la presenza di migliaia di barili di scorie atomiche ad appena 35 miglia dalla costa di San Francisco che stanno contaminando lentamente l’oceano), sociale in TV Gisude, che lamenta la sempre maggior invadenza di questo mass media nella sfera individuale. E c’è persino un motivo, In the ’80 s che rivela preoccupazioni e timori di Nash musicista per il decennio appena avviato.

Eppure tutto ciò non basta per accontentarci; non dimentichiamo con chi abbiamo a che fare, ovverosia con l’autore di canzoni come Marrakesh Express, Lady Of The Island, Theach Your Children, Cathedral, solo per citarne alcune. Qui quelle che potrebbero essere considerate le migliori, vale a dire Earth & Sky la descrizione di un sogno, Out Of The Island nella vena delle sea-songs, It’s All Right tipico motivetto country, restano appena piacevoli.
Non ci sono lampi di genio e neppure s’intravede uno sforzo serio di allargare i propri orizzonti musicali oltre il logoro ed il già visto. Così questo disco alla fine ha proprio l’aria di essere un compitino svolto da uno studente sempre diligente che ha però deciso nella circostanza di puntare solo alla sufficienza, niente di più. Peccato, perché apprezziamo Nash per le sue molteplici doti tra cui il suo generoso altruismo e il suo irrinunciabile amore per la musica, ma proprio per questo vorremmo di più da lui, anche oggi certi come siamo che abbia ancora diverse cose da dire.

Capitol 12014 (Country Rock, 1979)

Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 29, 1980

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