Nel 1983 esce questo album di una delle band più di successo della Bay Area con una giovane Laurie Lewis a guidarla, certo inconsapevole del vero successo a cui sarebbe andata incontro di lì a meno di 10 anni. L’ascolto del CD, per cui non è assolutamente necessario ‘ritarare’ l’orecchio secondo i gusti attuali, ci aiuta molto a definire il bluegrass californiano. Sono fondamentali le scelte di repertorio, con evidente rispetto per la tradizione bluegrass e Monroe in particolare, ma dove molto peso hanno anche Williams, i Louvin Brothers o Rodgers, e dove già compaiono gli originali che faranno la fortuna di Laurie, ma è il modo in cui pezzi vengono affrontati strumentalmente e vocalmente a determinare la differenza con gli hillbillies del sud-est: qui tutto è più ‘ricco’, apparentemente più studiato, a tratti forse un po’ tanto elaborato, e anche dove in apparenza il suono è più nudo in realtà si può cogliere un sapore urbano e (perdonatemi) West Coast che altrove nel bluegrass non troveremmo mai.
L’evoluzione della band negli anni seguenti ha seguito questo approccio iniziale, e oggi Grant Street è tanto veramente bluegrass quanto Garth Brooks è veramente country, ma nel 1983 il suono di Tom Bekeny (mandolino), Beth Weil (contrabbasso), Greg Townsend (chitarra), Steve Krouse (banjo), e ovviamente Laurie Lewis era ancora molto legato alle radici, anche se altrui, tanto da fare scrivere a Pete Wemick: “Vorrei che più album bluegrass fossero come questo – così completi, musicali e creativi, ma sempre rispettosi della tradizione”. E non possiamo dargli torto ancora oggi, pur con tutte le critiche (a posteriori quindi poco valide) di ‘immaturità’ o eccessiva elaborazione del suono: il CD è divertente, ben suonato, e si lascia godere nella sua interezza. Una reissue assolutamente dovuta per Grant Street.
Flat Rock FR 103 (Bluegrass Tradizionale, 1996)
Silvio Ferretti, fonte Out Of Time n. 23, 1997