Dopo Over And Under, Brown ritorna ancora una volta, con il beneplacito della sua label, per un album con i vecchi amici della scena musicale dello Iowa. Si tratta ancora una volta di un progetto particolare ma, non per questo, meno rigoroso, professionale, straripante d’idee, belle canzoni, curate soluzioni strumentali.
Con l’ausilio dell’amico, chitarrista e produttore Bo Ramsey, Bob Black (Bill Monroe’s Bluegrass Boys), banjo e lap guitar, Al Murphy, violino e mandolino, Rick Cicalo, basso acustico, e delle voci delle figlie Constie e Pieta, Greg rivisita la tradizione musicale americana.
Ballate vecchie di decenni riprendono vita in una versione lenta, dilatata, quasi languida, che la sua voce sembra a fatica trascinare fuori dell’oblio del tempo. Uno storyteller atipico, quasi crepuscolare, che si insinua nella tradizione blues, folk, gospel, country e bluegrass, e vi aggiunge un tocco d’incredibile personalità che abbiamo già percepito nell’album dallo stesso tema realizzato da Dave Alvin.
Ci troviamo di fronte ad un Greg Brown eclettico, sensibile, ancor più ispirato del solito, sempre attento alle sfumature, al rigore con cui coniuga musica, poesia e tradizione.
La sua calda, espressiva e inarrivabile voce domina ogni brano, vi inietta una forza, un calore che, anche soli, basterebbero a tenere in vita la melodia.
Da Railroad Bill in apertura, a Jacob’s Ladder, in chiusura, cantata in duetto con la brava Iris DeMent, passando attraverso brani popolari come Down In The Valley e On Top Of Old Smokey, il suo canto è protagonista assoluto, non è lavoro difficile per i bravi strumentisti riempire i pochi vuoti che lascia.
Pur in questa particolare dimensione, Greg si conferma uno degli interpreti più interessanti, personali e compiuti della sua generazione.
Trailer CD 035 (Singer Songwriter, 2004)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 43, 2004
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