Hamilton Pool - Return To Zero cover album

Forse è proprio l’abusato termine ‘sinergia’ la più appropriata parola per descrivere le armonie vocali e l’energia espressa da Ian Matthews, Michael Fracassso e Mark Hallman, per la prima volta insieme come Hamilton Pool. Il trio, che si è esibito insieme per la prima volta nel ’91, prende il nome da uno dei tesori naturali vicino ad Austin, città dove i tre risiedono ed operano, una sorta di piscina naturale con una splendida grotta calcarea.
Cosa ha unito i destini di Mark Hallman, cantautore, multistrumentista e produttore di un certo nome, – Carole King, Sarah Hickman, David Halley, lo stesso Matthews, – del songwriter emergente Michael Fracasso, stabilitosi ad Austin nell’89 e del quale è uscito in contemporanea il secondo album su Bohemia, e di Ian, navigato cantante ed autore che ha legato il suo nome oltre ad una misconosciuta carriera solista (ascoltate il suo recente The Dark Ride, Watermelon) ai Fairport Convention, Matthews Southern Comforts e Plainsong? Difficile dirlo ma quel che conta è il risultato ottenuto e Rob Patterson scrive nelle note di copertina: “Il risultato è un debutto dove i doni di tutti e tre volano insieme si mescolano in un’atmosfera di mutua stima e ispirazione collettiva, un sontuoso e creativo amalgama dove l’intero definitivamente più grande della somma delle sue parti.”

Sintetizzato questo concetto, non è facile aggiungere altro a Return To Zero, dove le sinergie creative dei tre si uniscono per sublimarsi a livello espressivo con arrangiamenti strumentali impeccabili dalle gradite sonorità folk-rock traboccanti di non poi tanto velati richiami al passato, e si esaltano in parti vocali a tre voci di squisita fattura.
Le canzoni portano la firma di Matthews, Hallman & Fracasso ma vi sono due covers che lasciano il segno, la stonesiana Back Street Girl, lenta acustica e struggente con l’accordion ed il violino che si insinuano tra le chitarre ed il dobro, e Eye On The Road, Bob Neuwirth, ballads dagli echi Birdsiani con tre voci ad armonizzare con un Fracasso ancor più convincente che nella sua produzione solo, e che vi farà desiderare di non uscire più dall’Hamilton Pool. Non mancano preziosi contributi strumentali di ospiti quali i Bodeans, l’ottimo Michael Ramos, accordion, e Rafael Gayol, batteria, Gene Elders, il violinista della band di George Strait, che con Robert McEntee, basso e chitarre, costituiscono la struttura portante su cui si fondano gli incredibili equilibrismi vocali dei tre leaders.

Se Mark Hallman è impeccabile nella veste di produttore, autore e multistrumentista, Fracasso e Matthews, di cui abbiamo di recente apprezzato la produzione solo, si superano. Questo non vale tanto per le parti soliste, in cui tutti hanno dimostrato di eccellere, quanto per la capacità di assumere un ruolo secondario e la volontà di dare un contributo determinante in questa veste. Di recente sono state esaltate formazioni o progetti in grado di evocare atmosfere e sonorità del passato più o meno remoto, Andersen, Danko & Fjeld su tutti. Songwriters projects come questo non solo nobilitano la produzione degli anni ’90, ma rappresentano un ideale ponte tra passato e futuro, una continuità nel cambiamento e nell’evoluzione del folk-rock d’autore.

Return To Zero non è solo il capolavoro d’esordio di un trio vocal-strumentale più che promettente, è la constatazione che oggi la vera capitale artistica degli States in campo musicale è Austin. H. M. & F. non sono solo degli epigoni di altre formule, sono gli originali contemporanei e sono a portata di orecchio. Se immergerete la vostra anima nelle mistiche acque dell’Hamilton Pool senza pregiudizio alcuno, sono certo che ne uscirete rinfrescati nell’animo, ispirati e deliziati nello spirito come da tempo non accadeva.

Watermelon WM 1031 (Singer Songwriter, 1995)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 9, 1995

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