Parlare di Happy Traum non è facile, anche perché si corre il rischio di rimanere invischiati in giudizi affrettati e falsati, vedi la tournée con James, Baker & Gritzbach, che nella intenzione di chi l’organizzava doveva fungere da incentivo alla poca conoscenza che avevano di lui, invece è stato solo un modo di farlo apparire come un artista stanco e monotono. Certamente molto sarà stato causato da situazioni ambientali, ma una parte di colpa ce l’ha la convinzione generale chi sia positivo usare teatri stipati fino all’inverosimile indistintamente per ogni artista, non rispettando l’intimità indispensabile per l’ideale svolgersi di un concerto acustico.
Questo suo terzo disco da solista gli rende più merito ed onore di quanto avevano fatto Relax Your Mind disco dai contorni didattici e vagamente freddi, e The American Stranger, migliore nell’insieme anche se lasciava diverse riserve. C’è più sostanza qui, in definitiva, e la personalità del musicista ne esce in modo positivo ed umano. Gli possiamo perdonare le scherzose interpretazioni di Silver City Bound di Huddie Leadbetter, Bad Luck Blues di Blind Lemon Jefferson e My Home’s Across The Smoky Mountains, diverso adattamento di un tema tradizionale ascoltato dal fretless banjo del compianto Frank Proffitt. Il disimpegno (?) con cui vengono eseguiti questi pezzi viene dimenticato davanti alle ottime esecuzioni di ballate di sapore western, su tutte la nostalgica The Bounty Hunter di Ray Sisk, cui fanno ottima compagnia One Row At A Time di Red Lane e Dottie West, e Daddy’s Violin uno sfogo autobiografico di Pat Alger, che canta anche il pezzo.
Altra cosa sono Hills Of Isle Au Haut di Gordon Bok e Passanger Pigeon di John Herald, ballate a sfondo impegnativo che nobilitano il disco con la loro presenza. La prima affronta il tema descrittivo, tipico di Bok, di un’isola sperduta sulle coste marine, mentre la seconda, fresca composizione del prolifico Herald, è una denuncia contro l’indiscriminata uccisione degli uccelli, e qui si parla di una specie estinta, i pigeons. Molto bella la versione di I Shall Be Released di dylaniana memoria, mentre la perla del disco è un nuovo arrangiamento del tradizionale gospel Bright Morning Stars, senza dubbio il momento più intenso di questo lavoro.
Cosa si può dire, riassumendo tutto quanto è scorso in questa mia nota? Happy Traum è un artista di valore, che non va sottovalutato ma neanche sopravalutato, un musicista onesto e bravo con parecchio mestiere. In questo album abbiamo il piacere di trovare diversi suoi amici: John Sebastian, Maria Muldaur, Richard Manuel, John Herald con la sua band, Merle Watson, Larry Campbell, ecc… la cover è bella, ed inclusi ci sono i testi delle canzoni. Un album per amanti del sound acustico e dei dischi della Woodstock Mns. Revue.
Waterfront 005 (Traditional Country, 1980)
Mauro Quai, fonte Mucchio Selvaggio n. 35, 1980