“Le canzoni che ho scelto per quest’album portano con sé molti fantastici ricordi per me: lavorare in diversi stili di musica country e pop, imparare a cantare e suonare, la fusione degli strumenti, suonare con i maestri dei diversi linguaggi musicali… “.
Pochi musicisti potrebbero parlare con tanta semplicità di una carriera ricca e luminosa, anche se non sempre premiata dalla notorietà che meriterebbe, come Herb Pedersen. Vediamo di toccare rapidamente i punti salienti di questa carriera, per meglio comprendere cosa sta dietro a Lonesome Feeling.
Herb Pedersen, a quarant’anni scarsi, ha al suo attivo una lunga serie di partecipazioni musicali che, anche prese una ad una, basterebbero a soddisfare le più sfrenate ambizioni di chiunque: banjoista con Vern & Ray (Vern Williams e Ray Park), una delle più attive band della West Coast all’inizio degli anni sessanta, a ventitre anni, chiamato da Lester Flatt a sostituire niente di meno che Earl Scruggs, ricoverato in ospedale, nel periodo di maggiore gloria commerciale dei Foggy Mountain Boys; nel 1968 Herb prende il posto di Doug Dillard nei Dillards, con cui incide gli album Wheatstraw Suite e Copperfields, pietre miliari nella nascita del folk/country/rock.
Nel 1971 Pedersen entra nella band di Linda Ronstadt, ed inizia a lavorare attivamente a Los Angeles come musicista di studio; incontra così Byron Berline, Roger Bush e Billy Ray Latham, e con loro fonda il nucleo originale della Country Gazette. In seguito Herb diventa uno dei più ricercati session-men della West Coast, collaborando con personaggi come Emmylou Harris, Jackson Browne, John Denver, James Taylor, Gene Parsons, Gordon Lightfoot, John Starling, Chris Hillman, e addirittura Diana Ross. Recentemente, infine, Pedersen è tornato al bluegrass a tempo quasi pieno (su vinile) con Here Today, la ben nota ‘primula rossa’ del bluegrass californiano…
E a questo punto non è difficile capire cosa Herb intenda dire parlando di ‘diversi stili’ e di ‘maestri’: pochi altri musicisti possono vantare i suoi crediti in così diversi campi. Ma non è solo l’esperienza fatta a rendere unico un musicista come Herb Pedersen: la sua voce, personalissima e molto riconoscibile, è decisamente bella, dotata di notevole estensione, e rilassata su tutti i registri, espressiva anche nella più anonima parte di background, e sicura oltre che esperta in qualsiasi genere, dal bluegrass al country rock.
Strumentalmente Herb non è da meno: solido e di classe al banjo, in un incisivo Scruggs-style, vigoroso e raffinato alla chitarra, in un flatpicking che meriterebbe maggiore considerazione, caldo e di suono pieno alla 12 corde, aggressivo ma sobrio quando impugna una Telecaster. La ‘strada’ e lo studio hanno fatto di lui uno strumentista sensibile, in grado di dare il meglio di sé in ogni idioma.
Lonesome Feeling è forse la presentazione migliore che Pedersen potrebbe dare alla propria musica, essendo al tempo stesso vivace, delicato, raffinato, intenso e di facile ascolto. I pezzi sono tratti dalle più diverse fonti. Ad aiutare Herb a stendere la base strumentale, e in quasi tutto l’album a fare la parte del leone nelle parti solistiche (già, perché sidemen) sono J.D. Mannes alla steel, Chris Hillman al mandolino, Bob Warford alla chitarra elettrica (grande il suo continuo gioco di contrappunto con la steel), Skip Conover al dobro, Lee Sklar al basso.
La registrazione di ottima qualità rende ancora più gradevole l’ascolto di quest’album, tutto da gustare grazie a sapienti scelte di repertorio e di produzione, senza alti e bassi, ma in ogni momento contrassegnato da una tecnica sicura e rilassata, e soprattutto da una innegabile quanto rara classe.
Raccomandato a tutti gli amanti di bluegrass, country music, country rock, e buona musica in genere: può bastare?
Sugar Hill SH-3738 (Bluegrass Tradizionale, Country Acustico, Traditional Country, 1984)
Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 12, 1985