Ian Tyson - Cowboyography cover album

Da quando ha esaurito la sua relazione artistica con Sylvia Fricker, insieme alla quale formava una della coppie più popolari nei circuiti folk nordamericani, Ian Tyson si è definitivamente convertito alla musica country. Dico definitivamente perché già ai tempi gloriosi di Ian & Sylvia egli si era sensibilmente avvicinato al genere, specialmente quando il duo era accompagnato da un gruppo di nome Great Speckled Bird che si dice abbia influenzato persino certi celebri ‘Outlaws’. Le radici di Tyson del resto sono sempre state nel più autentico country’n’western, un idioma che egli ha saputo perfettamente riproporre nell’arco della sua discontinua ma eccellente carriera solistica.

Cowboyography è il suo lavoro più recente ed esce dopo un paio d’anni di silenzio portando a termine una trilogia western iniziata coi due precedenti dischi per la CBS – Old Corrals & Sagebrush (’83) e Ian Tyson (’84) -. Anche in questo lavoro tutte le canzoni sono strettamente correlate a scene di vita rurale ed immagini di un vecchio West che sta inevitabilmente scomparendo, ma soprattutto alla vita dei cowboys, un’esperienza che Tyson conosce da vicino avendo lavorato in gioventù nei rodeo ed essendo ancora oggi allevatore di cavalli. Questo spiega perciò come l’artista, già perfettamente a proprio agio nel narrare storie del secolo scorso, sia ancor più abile nel delineare nelle sue canzoni la figura del cowboy moderno: quasi tutto il materiale compreso in Cowboyography aderisce infatti ad uno spirito urbano e contemporaneo, senza sentire troppo il bisogno di ricorrere una volta tanto a luoghi comuni o sentimenti nostalgici.

Se sotto il profilo lirico Tyson mostra ancora una volta le sue pregevoli doti compositive, tutt’altro che comuni nell’ambito della musica country, ciò vale anche per l’aspetto musicale. Le canzoni del disco sono infatti tutte soddisfacenti per immediatezza e semplicità ed il gruppo scelto dall’artista per accompagnarlo (comprensivo di fiddles, piano, steel-guitar, chitarre e batteria) pare inoltre adatto alla sua voce, sempre più matura e calda, suonando sempre in modo unito e compatto. I motivi presenti in Cowboyography portano tutti la firma di Ian Tyson ma in due occasioni, Navajo Rug e Claude Dallas, sono stati scritti in collaborazione con Tom Russell, ottimo cantautore texano che meriterebbe maggiore attenzione. Altre due invece vengono dal passato del canadese, vale a dire Old Cheyenne e la classica Summer Wages, apparsa originariamente proprio vent’anni fa in un Lp di Ian & Sylvia.

Pur risultando in generale lavoro piacevole ed apprezzabile, alcune canzoni di Cowboyography brillano forse maggiormente, in particolare Fifty Years Ago per il suo scintillante pianoforte, Springtime che ha raffinati cori che si intersecano superbamente coi due violini, e The Cowboy & The Coyote in cui si avverte un clima quasi festaiolo; merita poi una citazione The Gift, elegante ballata dedicata al pittore Charles Russell, specialista nel dipingere il West e possibile ispiratore di Ian Tyson.
Destinato a diventare un classico del country’n’western, Cowboyography è stato di recente ristampato dalla Sugar Hill (con numero di catalogo SH 1021) ma, in caso di difficoltà, non avete altro da fare che rivolgervi alla solita Canadian River Music.

Stony Plain SPL-1102 (Folk, Cowboy Music, 1986)

Massimo Ferro, fonte Hi, Folks! n. 27, 1988

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