J.D. Crowe & The New South - Live in Japan cover album

Gente, quante possibilità abbiamo in Italia di poter ascoltare un buon concerto bluegrass dal vivo? Lo so, la risposta è triste e trista. La speranza, d’accordo, è l’ultima a morire (anche se, secondo me, in questo caso è già in coma), ma per ora è meglio rifugiarci nella discografia.
La Rounder ha recentemente (mica tanto) pubblicato Live In Japan, la registrazione di un concerto di J.D.Crowe & The New South tenuto il 18 aprile del 1979 alla Kosei Nenkin Sho Hall di Tokio. Trattasi, quindi, di una performance un po’ datata ma, gente, da quando in qua la buona musica se un po’ remota è sorpassata? La New South in questione è quella che si è meritata la fama di migliore bluegrass band negli anni ‘70. Forse qualche lettore potrà preferire quella dei primi tempi con i giovani (allora) Tony Rice e Ricky Skaggs, ma Keith Whitley (voce solista, chitarra), Bobby Slone (violino), Jimmy Gaudreau (mandolino e voce tenore) e Steve Bryant (basso elettrico) non sono certo musicisti di secondo piano. E poi c’è J.D.Crowe: una parola è poca, due sono troppe se parlando di lui mi rivolgo ai bluegrassomani.

Il concerto. Trattasi di bluegrass classico e, perciò, DOC. Inizia con She’s Gone, Gone, Gone, prosegue con la apprezzabile Don’t Give Your Heart To A Rambler (la voce non è quella di Tony Rice, ma non cercate il crine nell’uovo), si va avanti con …, beh, mica devo raccontarvi tutta la trama.
Tre i brani di Live In Japan che mi hanno particolarmente colpito. Il primo è Memphis Mandolin, autentico plagio di quel Memphis Tennessee resa celebre da Elvis Prisley (no comment). Il pezzo è servito solo per sottolineare la bravura di Jimmy Gaudreau; sulla abilità mandolinistica di Mr. Gaudreau nessuno, penso, possa eccepire, ma davanti a certi numeri da circo rimango perplesso. Ben diverso è il secondo brano di cui voglio trattare. E’ una parodia del celebre Martha White Radio Show, e vengono beffeggiati Flatt & Scruggs (blasfemi!). E’ una presa in giro fatta con gusto, garbo ed intelligenza, molto apprezzata dagli spettatori del Sol Levante. Ma, attenzione, la qualità musicale è eccellente, anzi, ho la netta impressione che J.D.Crowe voglia dimostrare di aver superato Earl Scruggs e di essere il numero 1: incredibile è il suo lavoro al banjo nella Foggy Mountain Breakdown (è come sfidare Earl nella sua tana).

Il terzo brano da citare è My Window Faces The South per l’eccellente lavoro al basso di Steve Bryant. Ed è appunto al bassista che vorrei dare il voto migliore tra i cinque: il suo supporto è sempre particolarmente efficace, ma non cade mai nella tentazione si strafare. Senza sorprese, anzi in ottima forma J.D.Crowe, buono Bobby Slone, accettabile Keith Whitley (in giro c’è di meglio), talvolta un po’ distratto Jimmy Gaudreau.
Che dire ancora sul disco? Parafrasando il motto del duty free del Dubai, “Run & Buy”.

Rounder 0159 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Progressivo, 1982)

Antonio Calderisi, fonte Hi, Folks! n. 31, 1988

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