James Talley - Journey cover album

È un lungo viaggio sbagliato quello di James Talley, di professione songwriter, dall’Oklahoma (una terra dove le canzoni girano nel vento più della polvere), cominciato una trentina di anni fa e talmente sbagliato da portarlo, lui country man demodé e proletario, per lungo tempo lontano dalla musica. Un viaggio che un paio di anni fa ha toccato anche il nostro Paese, per un piccolo tour di quattro concerti dai quali sono tratte le quattordici istantanee raccolte in questo album.
Come tutti i viaggi che si concludono su un palco, Talley ha messo in valigia un po’ di abiti comodi e familiari, nove canzoni che rileggono simbolicamente la sua prima fase di carriera (giocata in tre anni e quattro album a metà degli anni ’70), e qualche capo mai esibito in pubblico, cinque nuovi brani legati agli altri da naturale inevitabilità.

Nella essenzialità sapiente di un suono raccolto (Mike Noble, chitarra elettrica, Dave Pomeroy basso e Gregg Thomas batteria), sempre un passo indietro alla perfetta dizione del canto, sfilano pagine lontane come l’iniziale W.Lee O’Daniel And The Light Crust Dough Boys (dall’album di esordio del 1975, Got No Bread, No Milk, No Money, But We Sure Got Love, che solo dal titolo faceva presagire un difficile rapporto con il music biz), le splendide Sometimes I Think About Suzanne, Tryin’ Like The Devil (di un anno più giovani ed entrambe dal secondo lavoro) e Up From Georgia (era su Blackjack Choir del 1977), alternate a quelle di oggi che si chiamano The Song Of Chief Joseph, My Cherokee Maiden e che sono fatte della stessa materia di quelle di ieri, ancora una volta i suoni e le parole di un country man demodé e proletario, magnificamente testardo.

Cimarron 1012 (Singer Songwriter, New Traditionalists, Country Folk, 2004)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 106, 2004

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