Jason McMurtry – Walk Between The Raindrops cover album

Chiudete l’ombrello e camminate con lui tra le gocce d’acqua asciutti come un osso, “state vivi dentro, non siate uno straniero, tenete una linea aperta alla gente tornata a casa, non correte a nascondervi quando ogni cosa cambia”. Il seguito dello strepitoso It Had To Happen, il suo quarto album sempre su Sugar Hill, è un altra magistrale opera di un cesellatore elettrico che ha il genio per miscelare testi intelligenti, di alto livello qualitativo con una sensibilità particolare per la musica popolare.
John Mellecamp, produttore dei suoi primi albums, ha detto di lui: “James scrive come se avesse vissuto una intera vita”. Il New York Times, che non sempre si cala tra le cose del rock, ha scritto: “Dal debutto di John Prine nel ’71, mai una voce musicale dall’entroterra ha offerto così vivide immagini della vita quotidiana americana, del vivere e morire in posti lontani dalle luci delle grandi città”.

Ogni nuovo album di James McMurtry viene accolto come un capolavoro di musica cantautorale, l’opera di uno storyteller in grado di evocare l’essenza della folk-music di un tempo in chiave elettrica. Walk Between The Raindrops esplora nuove strade, tematiche musicali che ci sono familiari e nel contempo nuove. McMurtry invita l’ascoltatore ad un lavoro di esplorazione, viaggio musicale che parte dalla dylaniana visione di elettrificare la narrativa folk. Se il debito con la Zimmerman-Bank è grande, come lo è per molti, James lo riscatta interessandosi alla gente comune, ai problemi di un’America defilata, non cantata, proprio perché ordinaria, non spettacolare. Nessuno come lui ha elettrificato il folk negli anni ’90, ha curato tanto le parti della chitarra, di cui è un virtuoso da lunga data, tanto in forma acustica che elettrica.

Musicalmente più accessibile che mai, Walk Between The Raindrops racconta nuove storie che sembrano, nella forma e nei contenuti, il seguito di It Had To Happen. Se quest’ultimo era l’album della maturità, della crescita umana ed artistica, il nuovo lavoro lo vede prendere atto di questa nuova realtà: quella di crescere ed invecchiare. James McMurtry sembra inquadrare, canzone per canzone, i nemici della passata gioventù per superarli, trarne insegnamenti. Il nuovo album è un trionfo sopra le età; nella sua essenza, decreta che c’è ancora molta vita da vivere e così suggerisce di andare avanti e farlo.
Nove nuovi brani originali più una centrata versione della classica Rex’s Blues di Townes Van Zandt, rivisitata e rigenerata con elettrica carica con quello che potremmo definire il McMurtry guitar-sound, colpiscono ancora una volta per la forza e la fresca musicalità con cui investono l’ascoltatore. Le canzoni realizzate esattamente secondo i desideri dello stesso McMurtry, ci offrono una delle più ricche e ben sviluppate pagine di rock cantautorale.

Al suo fianco troviamo sempre Lloyd Maines, guru del Texas-sound, produttore e responsabile di dobro, pedal steel e slide guitars, che valorizza al massimo le sonorità di un particolarissimo chitarrista come McMurtry, sempre alla ricerca di suoni grazie alle soluzioni tecniche, alle accordature, alla varietà di chitarre, di basso a sei ed otto corde.
I comprimari sono Ronnie Johnson, basso, Chris Searles, batteria, Lisa Mednick, accordion e tastiere, e Randy Garibay Jr., seconda voce.

La title-track che ci introduce subito al caratteristico guitar-sound di McMurtry, una melodia facile, che cattura, sottolineata dalle belle armonie vocali di Elaine e Lee Barber, e la lunga Every Little Bit Counts, caratterizzata dal pennywhistle di George Morgan, creano un filo diretto con il recente passato.
Soda And Salt ha sonorità bluesy e honky tonk, un centrato trombone, John Blondlel, e la papoose guitar (con un suono tra chitarra e mandolino) di Maines la rendono unica; Fast As I Can è la prima ballad, toccante storia di un emarginato (“He was a drinking man with a guitar problem”), superbo lo slide sound acustico che la percorre in contrasto con la chitarra di James.
Eccezionale anche il guitar sound della lunga e ben sviluppata Tired Of Walking, con un notevole assolo nella parte finale, mentre Charlie Sexton si fa sentire in Airline Agent, inusuale travel-song con rubboard, John Treanor, ed armonica, McMurtry, in evidenza.

Racing To The Red Light, dal ritmo incalzante, ci riporta a sonorità molto moderne con le tastiere della Mednick che diventano protagoniste.
Lisa si mette in mostra anche nella successiva ballad Comfortable, sottolineata dalla pedal steel di Maines che affronta il rapporto dell’uomo con la religione.
I Only Want To Talk With You, ballata che si regge sulle tastiere, dall’andatura languida e sinuosa, con il centrato contrasto con le chitarre ed il canto pigro e vellutato di McMurtry, introduce al ritmato tributo finale a Van Zandt.
Dal punto di vista poetico-musicale, il cantore della gente comune si rivela personaggio straordinario.

Sugar Hill 1060 (Singer Songwriter, Roots Rock, 1998)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 28, 1998

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