Jerry Jeff Walker - Jerry Jeff cover album

Debutto migliore per una nuova casa discografica Jerry Jeff non lo poteva fare. E questo è il suo secondo album del ’78, cinque mesi soli dopo il precedente. Prima osservazione: questo album mi pare addirittura migliore dei precedenti, che ritengo tuttora assai buoni. Cosa c’è in più in questo nuovo microsolco? Niente di appariscente o evidente, qualcosa che viene fuori in trasparenza, che si percepisce allo stato sensitivo, le canzoni appaiono più penetranti, più dense di umore e di partecipazione, come volessero dire che c’è un pizzico in più di poesia, di verità…

Seconda osservazione: Jerry Jeff ha preferito ancora una volta affidarsi all’interpretazione di brani altrui, piuttosto che sforzarsi di creare nuove composizioni, c’è una sua sola canzone qui (del ’72). Eppure a questo punto mi convinco che non ha più rilevanza al riguardo del giudizio sull’album, Jerry Jeff può andare avanti chissà quanto altro tempo in questo modo lasciandoci pienamente soddisfatti. Terza osservazione: i suoi accompagnatori sono praticamente gli stessi di Contrary To Ordinary. Ora si fanno chiamare Bandito Band e al posto di Dave Perkins (tra gli ospiti rinnegati) è entrato Reese Wynans pianista e clarinettista, mentre Bobby Rambo è passato a fare il chitarrista solista. Il nuovo si fa molto sentire essendo il suo pianoforte tra gli strumentisti più in evidenza di questo disco.

Apre l’album un brano di Mike Reid Eastern Avenue River Railwlay Blues, una malinconica canzone sulla solitudine cittadina (Vieni ferrovia della strada dell’Est, vieni a liberarci dal peso delle lacrime e di queste scarpe sempre in movimento…), con un lentissimo finale a sorpresa quasi jazzato. Lone Wolf di Lee Clayton è un rock particolarmente elettrico e chitarristico, nel quale Jerry cerca di prodursi con una voce particolarmente sinistra, invitando tutti a chiudere le proprie donne in casa e a nascondersi per sfuggire al lupo solitario che sta scendendo In città. In Bad News, vecchio brano di Loudermilk (’63), ecco che fa il verso a Johnny Cash sfogandosi con sarcasmo perché si sente perseguitato ed emarginato (l’m bad news…). Il coro di Boogie Mama, di Bobby Rambo, assomiglia molto a quelli della Band, e dà così tono ad una divertente canzone rivolta alla più selvaggia e strana regina del rock & roll.

Il pezzo più scanzonato e irriverente resta l’m Not Strange di Keith Sykes (cantautore già interpretato da Jerry, con tre solo album all’attivo); il protagonista ribadisce di non essere un diverso ma uno come tutti noi e lo dimostra con una serie di esempi assai spassosi. Her Good Lovin’ Grace di Jerry già presente in una versione live acustica con slide guitar e congas nel suo primo LP MCA dà il via alla seconda facciata; è un brano molto ritmato, che ricorda un po’ quelli di John Stewart, dedicato a chi con la grazia e la dolcezza del suo viso familiare riesce ad allontanare ogni mattina dubbi e angosce altrui. Comfort And Crazy è una bellissima canzone d’amore di Guy Clark; molto particolare (L’agio e la pazzia sono una combinazione armoniosa…), condotta da uno squisito piano e con un dolce intermezzo di steel guitar.

Follow, un altro brano piuttosto vecchio (‘66) di Gerald Merrick è il mio preferito; si tratta di una lunga e pregnante canzone d’amore piena di immagini molto poetiche e candide, nella quale tutti gli strumenti prendono parte corale alla sua elaborazione. Altro gioiello è il pezzo di chiusura, firmato nientemeno che da Rodney Crowell e tuttora inedito, Banks Of The Old Bandera, un susseguirsi lento e incantato di ricordi d’infanzia che non si possono dimenticare. Da sottolineare qui il doppio assolo di clarinetto. Un musicista davvero convincente con il quale è fissato un appuntamento immediato.

Elektra – Asylum 163 (New Country, 1978)

Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 15, 1979

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