Jimmy LaFave - Buffalo Return To The Plains cover album

Jimmy LaFave, il menestrello di Wills Point, Texas, chiude ancora una volta gli occhi e partorisce un altro capolavoro. Come evocare altrimenti ‘il bisonte che ritorna nelle praterie’?

Dopo il progetto acustico, che ha confermato la superiore caratura artistica di questo songwriter nel popolatissimo mondo del cantautorato d’autore, rivelando una capacità unica nel sintetizzare poesia-melodia-interpretazione, arriva il nuovo album elettrico. Degli originari Night Tribe, non più citati come gruppo, sopravvive il solo bassista Randy Glines, gli altri side-men sono Rick Poss, chitarre, lap-steel, mandolino e dobro, Stewart Cochran, tastiere, e Chris Massey, batteria. Non cambia nulla, Jimmy LaFave è lui, i collaboratori non creano differenze sostanziali.
Un leader, antipersonaggio per eccellenza, li guida con grande naturalezza sui sentieri del LaFave rock. Chi aveva dubbi sullo stato di salute dei Night Tribe, è stato smentito dai recenti concerti italiani. A Sesto Calende, questo texano, povero di look e di capacità sceniche, ma ricchissimo di talento e dotato di una voce magica e bellissima, oserei dire unica, ha stregato anche la luna in una magica notte sul lago. Una luna piena, una sala vuota, ma, in un cielo di stelle la più luminosa era la sua. Egli ha offerto una notte rock come ben poche ‘stelle’ sanno offrire.

Ma torniamo a Buffalo.. le cui atmosfere, più varie ed articolate, intessute di preziosi arrangiamenti, rispetto alla dimensione ‘live’, gli faranno conquistare legioni di nuovi fans anche tra i cultori del cantautorato più impegnato.
L’incedere delle sue ballate, che si stemperano in sonorità country di grande presa e fascino, dalle suadenti sonorità acustiche, ha qualcosa di veramente affascinante. Superlativo nella dylaniana Sweetheart Like You, non può certo stupire che il repertorio di Dylan gli sia più che familiare, questo menestrello rock degli anni ’90 riesce a strabiliare ancora una volta per la qualità del suo repertorio originale. Le sue songs, la personale voce, dolce e malinconica come sempre, gli arrangiamenti elettroacustici ben supportati dal suono delle tastiere e dal violino di Gene Elders – ascoltate la magia tutta ‘americana’ della title-track dai seducenti tocchi country – tutto congiura nel dispensare emozioni a non finire.

Che prevalgano dure sonorità elettriche delle chitarre, legate da un prezioso lavoro di piano ed organo, costante elemento nel suo sound, o più delicate trame per strumenti a corda, Jimmy LaFave si conferma interprete ed autore unico. Eroico e romantico cantore di un’America che sta scomparendo e che vagheggia ritrovare, LaFave chiude gli occhi per mettere a fuoco le contraddizioni del sogno americano, Worn Out American Dream, sembra voler richiamare a valori veri, immortali. Rock, folk, country, quale mirabile opera di sintesi, di fusione tra generi, epoche, stili, nel personale approccio alle ballads e al rock di questo personaggio tanto grande quanto schivo e modesto. C’è n’è per tutti! Dylaniani, Springsteeniani, pentiti e non, rockers, soul-men, lasciate un piccolo spazio a questo figlio del Texas.
Ha gli occhi chiusi e guarda lontano, siete voi che lo dovete cercare, musicisti come lui non si possono trovare attraverso gli importanti media. Se siete in cerca di personaggi autentici, messaggi poetico-musicali diretti alla mente ma che passano per il cuore, chiudete gli occhi ed ascoltate.
Stanno tornando alle pianure, qualcuno li attende da più di un secolo.

Bohemia Beat 80006 (Singer Songwriter, 1995)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 11, 1995

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