I’m Bad I’m Nationwide è il titolo di una famosa canzone dei mitici ZZ Top. Se gli ZZ Top sono stati la prima rock band texana ad oltrepassare i confini del Lone Star state per divenire famosi in tutto il mondo, Joe Ely è stato il primo e forse l’unico cantautore texano a conquistare una fama mondiale, e ad avere significativi riconoscimenti in tutti gli stati della grande America. Joe Ely, che ho avuto modo di conoscere molto bene in questi anni, è una persona davvero speciale, un artista poliedrico che ha avuto la forza, a differenza di altri suoi compagni di avventura quali Butch Hancock e Jimmie Dale Gilmore, di andare al di là del provincialismo delle piccole cittadine texane, come Lubbock, dove è nato, e Austin dove vive.
E’ un musicista di fama ‘nationwide’ come direbbero in America, la sua visione internazionale della musica lo ha portato alle esperienze più svariate, la sua cocciutaggine nel proseguire una carriera da primo attore gli ha permesso di imporre con intelligenza un tipo di rock cantautorale che abbraccia mille influenze musicali e si fa portavoce di uno stile personalissimo.
Mentre Butch Hancock è sempre vissuto di sprazzi di ottima musica tra mille incertezze, e Jimmie Dale, pur incidendo per una major come la Elektra, non si è mai distaccato da quelle matrici honky tonk polverose e provinciali che lo hanno poi affossato, Ely ha usato proprio gli anni passati con la MCA come trampolino di lancio per una luminosa carriera. Eh, sì, perché i tre erano proprio partiti insieme nel lontano 1971, in quel di Lubbock, con i Flatlanders, di cui esiste un unico documento vinilico postumo. Lubbock è la cittadina texana dove Ely ha mosso i primi passi, sin da ragazzino, anche se in verità, il suo vero luogo di nascita è lì vicino, Amarillo, Texas, dove Joe ha passato pochi giorni della sua vita.
Patito di Buddy Holly, Roy Orbison e Bob Wills, Ely è partito proprio da qui, e, negli anni ha filtrato questi amori primordiali evolvendosi pian piano al pari delle sue composizioni. Se mi chiedessero se Joe Ely è un musicista country con influenze rock, risponderei di no, perché Ely è un musicista rock con alcune attitudini per il country e la musica tradizionale texana.
Vidi Ely per la prima volta live nel 1980 al Lingerie di Los Angeles e, ricordo, che quel concerto fu un happening rock con un’energia che poche volte ho riscontrato nelle esibizioni live. Da allora ho potuto seguire abbastanza da vicino la carriera musicale di Ely, così ho potuto denotare un continuo progresso, con un sound corposo come pochi, che si è avvalso, tra l’altro, dell’apporto di due grandissimi chitarristi del livello di Jesse Taylor e David Grissom.
Al di là del suo indubbio talento compositivo, penso che la qualità migliore di Ely sia quella di saper partire da radici prettamente tradizionali per arrivare ad un rock sound corpulento ed irruente, dallo stile talmente unico, da non avere rivali e possibili paragoni. Joe Ely ha inciso ben tredici albums, e questo è il terzo CD dal vivo. Se mettiamo in sequenza i tre live, Live Shots, del 1980, Live At Liberty Lunch del 1990, e questo Live At Antone’s del 2000, possiamo notare come di dieci anni in dieci anni, Ely abbia cambiato ‘vestito’, mai rinnegando le sue origini, ma sapendo interpretare al meglio il momento storico del periodo, rinnovando così la sua musica al pari dei tempi, cosa che i suoi ex compagni di avventura non hanno proprio capito e non hanno saputo fare.
Live At Antone’s è uno di quegli albums imperdibili che celebra con merito un grande artista. La line-up è quella degli ultimi tempi con Jesse Taylor, Lloyd Maines, Gary Herman, Rafael Gayol, Joel Guzman ed il saporifero chitarrista flamenco Teye, che a piccole dosi non dà proprio fastidio. Il repertorio è quello di sempre con brani che hanno reso famoso Joe come le sue composizioni All Just To Get To You, My Eyes Got Lucky, Road Hawg, traditionals tex mex come Dallas, Nacho Mama e Ranches & Rivers, canzoni dei suoi compositori preferiti come Gallo De Cielo di Tom Russell, The Road Goes On Forever di Robert Earl Keen e Rocksalt And Nails di Utah Phillips, più un doveroso omaggio al suo idolo Buddy Holly con Oh Boy.
I settantacinque minuti di questo CD sono frutto della scelta fatta tra oltre tre ore di musica suonate da Joe Ely in due serate tenutesi da Antone’s, il tempio del rock di Austin.
Per finire, un consiglio: se ascoltate Workin’ For The Men capirete; la statura da grande rocker che ha Ely. Workin’ For The Men è il prototipo della perfezione in senso musicale. Un capolavoro dove vi è tutto, potenza sonora, atmosfere magiche, e quella classe quasi impalpabile che rende mitici solo certi artisti e, Joe Ely, è uno di questi.
Rounder 613171 (Alternative Country, Singer Songwriter, 2000)
Fabio Nosotti, fonte Out Of Time n. 35, 2000
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