John Starling, solo, tre anni dopo l’uscita dai Seldom Scene: niente bluegrass, come forse gli appassionati di bluegrass già sanno, bensì country music. Molte voci si erano levate a criticare la ‘svolta country’ di Starling già all’apparire sul mercato del suo primo LP solo (Long Time Gone, Sugar Hill SH-3714, 1980), e immagino che altrettante voci si siano già fatte sentire per questa seconda prova. Il mio personale giudizio sui due album, nonostante la mia sconsiderata passione per il bluegrass, è però positivo, e le eventuali riserve che potevo avere nei confronti di Long Time Gone sono solo un ricordo all’ascolto di Waitin’ On A Southern Train.
Se infatti il primo album ancora soffriva di una forte incertezza fra il suono tipicamente Seldom Scene, anche se riveduto e corretto, e un suono più decisamente country, ed era un po’ troppo precariamente oscillante fra atmosfere e colori country quasi honky-tonk, Scene-grass e quasi-old time (vedi Turned You To Stone, He Rode All The Way To Texas, Drifting Too Far From The Shore), in Waitin’ On A Southern Train le incertezze sono scomparse, per lasciare il posto ad un suono country, uniforme pur nella varietà dei pezzi, decisamente personale.
La voce di Starling è per me il principale punto di interesse dell’album: calda, duttile, intonata perfettamente, e dotata di qualcosa che non molti cantanti country hanno: fraseggio rilassato ma potente, e pronuncia chiarissima. Scusate se dico poco. Pezzi come Carolina Star, Homestead In My Heart, Those Memories Of You o Slow Movin’ Freight Train collocano John Starling, a mio parere, nell’empireo dei cantanti country, alla pari di grossi nomi come Waylon Jennings o Willie Nelson.
Ma la parte svolta dai sidemen è altrettanto importante per la riuscita di questo album: fra i molti nomi mi piace ricordare un grande Mike Auldridge a dobro e pedal-steel, Blaine Sprouse al fiddle, metà New Grass Revival nelle persone di Sam Bush a fiddle e mandolino e John Cowan a voce e basso, e Claire Lynch con Alan O’Bryant ai controcanti. A fornire suoni più tipicamente country sono naturalmente presenti piano, batteria e chitarra elettrica, usati con misura e buon gusto, ma la loro presenza non è tale da annullare del tutto il residuo gusto bluegrass di Starling, che si rende evidente in non pochi momenti.
L’insieme di questi fattori crea un suono che è inconfondibilmente Starling: dolce senza sdolcinatezze, deciso senza violenza, caldo e pieno senza sovrabbondanza, spesso struggente senza lacrime di glicerina ‘made in Nashville’, un suono insomma che può piacere anche ad un tradizionalista incallito come il Vs. Aff.mo. Anche se su questo mio tradizionalismo comincio ormai a nutrire seri dubbi… Ma perdio, questo Waitin’ On A Southern Train è troppo bello.
Sugar Hill SH-3724 (Bluegrass Progressivo, 1982)
Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 4, 1984