Buone notizie dal foltissimo sottobosco delle indies americane. Nonostante il disco sia datato il millennio scorso, solo ora ci arriva questo interessante prodotto. Jon Shain viene da Durham, North Carolina e cresce ascoltando il blues di Richard ‘Big Boy’ Henry e John Dee Holeman, due leggende del blues locale, fino ad arrivare a suonare insieme a loro (non male per un vent’enne alle prime armi).
Dal 1989 al 1996 Jon suona nei Flyin’ Mice (tre albums all’attivo: So Hi Drive, del 1991, Brighter Day del 1994 e So Long del 1996) ed apre i concerti di gente tipo Dave Matthews Band, Tony Rice Unit, David Grisman Quartet, Hot Tuna, ecc. Jon resta legato al batterista dei Mice, Mark Simonsen, per dare vita ad una nuova compagine, i Wake, con un solo album pubblicato, omonimo, datato 1997.
Laddove i Mice mescolavano influenze di varia provenienza, dal bluegrass al blues, dalla musica celtica al dixieland, il nuove gruppo si orienta più decisamente verso lidi folk/country-rock. L’album ottiene una certa programmazione nei circuiti indipendenti americani ed europei, soprattutto grazie alle composizioni cantautorali (tutte firmate da Jon, ad esclusione di Echoes Of A Name, If Nothing Good Ever Lasts e Desert Flower, a firma di Kristen e Mark Simonsen) decisamente gradevoli.
Fra le cose più interessanti l’iniziale Weight Of Time, con pregevole lavoro di pedal steel (Robert Shanks) e soprattutto di armonica (Howard Levy), la scanzonata ballata country-rock Echoes Of A Name, cantata da Kristen Simonsen, l’introspettiva Jump Into The Sun, la country-oriented Song Of The East Village, affidata ancora una volta all’ugola di Kristen, l’immediata Jacksonville, dai forti sapori sixties, If Nothing Good Ever Lasts, dall’ intro che risente delle palesi reminiscenze della California primo anni ’70 (leggi CSN&Y), per finire con la sognante Night Song, a firma del nostro.
Il disco in questione (Flyin’ Records FR001) è ancora disponibile scrivendo all’etichetta oppure allo stesso Jon e merita davvero uno sforzo per poterne fruire nella tranquillità del proprio impianto. L’autunno del 1998 segna la fine del progetto Wake, ma coincide con l’inizio delle registrazioni che porteranno all’esordio solista di Jon Shain, quel Brand New Lifetime, del quale si parla in questo contesto.
Jon ha messo a frutto le significative esperienze maturate in un decennio trascorso on the road, “…stipato in un furgoncino, insieme ad un pugno di tizi sudaticci…” (sono parole sue), che lo hanno convinto (insieme ad altre varie motivazioni) ad intraprendere la carriera solista. Il disco è molto interessante ed è pervaso dal forte legame con la tradizione della musica popolare americana.
Nei quindici brani contenuti nel CD si passa dagli orizzonti folk dell’iniziale New Year’s Eve (impreziosita dalla fisa di Chris Frank) e della dolce ballata acustica di Sapphire Sky, ad approcci più vicini alle tematiche del rock, quali Light Still Shine, che ci ricorda addirittura alcune cose del Graham Parker acustico, o New Orleans ’88.
Non mancano richiami a sonorità country-rock (Virginia City Girl) o addirittura western (Child Of Tomorrow’s Summers), senza dimenticare la ballata classica che si ricorda con piacere nello svolgersi morbido di brani quali The Captain’s Song (le armonie vocali ricordano tanto Graham Nash) e Summer Is Over, mentre il momento più alto si raggiunge nella splendida Song For Joe, con i consueti echi californiani che rammentano gli arrangiamenti cari a Jackson Browne, mentre la suadente e delicata voce di Jon Shain ci prende delicatamente per mano e ci accompagna attraverso territori a noi musicalmente cari.
Il dobro di John Currie ed il basso dell’onnipresente FJ Ventre ricamano in sottofondo. Leggermente sotto tono risulta invece la sola Come On Down. Ancora da ricordare il blues acustico di Armchair Warrior, per concludere con l’unica cover del CD, una versione di Meet Me In The Morning a firma Bob Dylan, registrata dal vivo il 3 Maggio 1999 in Massachussetts.
Anche se non si può certo dire che Jon Shain sia un musicista country, le influenze della tradizione americana sono profondamente radicate nella sua opera artistica ed affiorano qua e là in maniera più evidente (Child Of Tomorrow’s Summers su tutto).
Visto che abbiamo (quasi) tutti la possibilità di navigare in rete, imbarchiamoci in questa nuova e stimolante avventura.
Flyin’ FR002 (Singer Songwriters, 1999)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 58, 2001