Dopo un esordio come Darkness Sure Becomes This City che li aveva fatti scoprire dal pubblico che segue i nuovi suoni del folk nordamericano e aveva tolto il velo su un progetto musicale che unisce influenze classiche, jazz e intenti contemporanei, il secondo disco dei Joy Kills Sorrow, This Unknown Science, fa sedimentare questo mix con estremo talento.
Le due leader, Emma Beaton, voce solista e cello e Bridget Kearney, basso e tastiere, sono, anche dal punto di vista compositivo, in primo piano e la loro impronta è sempre più caratterizzata e brillante. Sul versante strumentale Matt Arcara conferma straordinarie doti tecniche e un gusto veramente non comune, mentre il mandolinista Jacob Jolliff e il banjoista Wes Corbett contribuiscono a far spostare il baricentro sonoro della band verso la tradizione, anche se i loro assoli denotano basi classiche e new acoustic.
Le note introduttive di Reservations, la vitalità di New Man firmata da Michael Calabrese dei Lake Street Dive, le trame fantasiose di The Ice Is Starting To Melt, l’oscuro fascino di Somewhere Over The Atlantic, le suggestioni difficilmente etichettabili di One More Night, la dolcezza di When I Grow Up e di Such Sweet Alarms sono i gioiellini di questo album, momenti da ricordare per grazia e creatività.
La string band di Boston ha di nuovo fatto centro, mantenendo le promesse del loro primo album ed indicando, assieme ai Crooked Still e ai già citati Lake Street Dive, una via altamente propositiva al folk, qualsiasi siano le definizioni che possa coniare la critica. La proposta dei Joy Kills Sorrow può risultare appetibile sia ai fans di band come Mumford & Sons o Fleet Foxes sia a quelli che amano la tradizione old time, naturalmente con un approccio aperto e senza pregiudizi.
Signature Sounds SIG 2041 (Folk, 2011)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2011
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