Anche se solo al secondo disco, Judy Kass può vantare una formazione musicale profonda ed articolata, studi classici e una grande passione per la canzone d’autore folk e pop ma anche una notevole fascinazione per certo jazz e blues, presente anche in questo Beyond The Ash And Steel che segue di due anni il suo esordio intitolato Better Things.
Entrambi i dischi hanno ricevuto un buon riscontro da parte dei cosiddetti addetti ai lavori, dj, giornalisti e anche da parte del pubblico che frequenta i tanti folk club americani. Ospite d’onore in questo album, il nome certamente più noto è quello di John Sebastian che con la sua eccellente armonica caratterizza due tra i momenti più ‘jazzy’, l’iniziale Chili Pepper Nights e Reckless Driving.
A mio parere comunque Judy Kass si trova maggiormente a proprio agio quando affronta melodie legate alla tradizione folk come nella magnifica versione di The Snows They Melt The Soonest (ripresa tra gli altri da grandi come Cyril Tawney, Pentangle e anche Sting) o nelle molte canzoni di stampo cantautorale, tutte firmate dalla stessa. Same Sorry Old Timeless Tale, la pianistica Beyond The Ash And Steel in cui stilisticamente si avvicina alla prima Joni Mitchell ma anche alla poetica di Laura Nyro e Janis Ian, Carry Me Nowhere vicina alla sensibilità di Kate Wolf o della prima Nanci Griffith, Vastness Of Now con nuovamente il piano in evidenza e Selfless Deed, tutte con l’apporto del basso di Mark Dann, tra i più esperti della scena indipendente newyorkese, qui nella tripla veste di co-produttore e ingegnere del suono, rappresentano i momenti topici di un disco semplice e al tempo stesso profondo.
Autoprodotto (Folk, Singer Songwriter, 2016)
Remo Ricaldone, fonti TLJ, 2017
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