Kate MacKenzie - Age Of Innocence cover album

Come ben sappiamo, è per ogni artista un test impegnativo avere successo col ‘numero due’ (disco, quadro, film) se il ‘numero uno’ è stato di notevole valore. Se poi l’artista in questione affronta in veste nuova il pubblico usuale, come ha fatto Kate MacKenzie uscendo dagli Stoney Lonesome, il rischio di sentirsi dire “L’avevo detto io!…” è ancora maggiore. Questo deve dire un recensore, ma per voi, che ascolterete Age Of Innocence a mente sgombra, non avranno molto senso queste considerazioni: sarà solo, semplicemente, un gran bel CD.
Ancora una volta prodotta da Nick Forster, a differenza che in Let Them Talk Kate ha scelto di usare una studio band fissa, e con nomi diversi da quelli del primo CD: John Reischman al mandolino, Stuart Duncan a fiddle e mandolino, Rob Ickes al dobro, Gene Libbea al contrabbasso, Tony Furtado al banjo (sostituito solo in un pezzo da Alan O’Bryant), e naturalmente Nick Forster alla chitarra, con le armonie vocali ben gestite dallo stesso Forster, da Alan O’Bryant e da tali Glen Zankey e Celeste Krenz. La band funziona molto bene, con la sola eccezione (a mio parere) di Furtado, che riesce a tratti ad ammosciare il ritmo con un banjo estremamente raffinato tecnicamente, ma non molto azzeccato in quanto a drive: non è la stessa cosa suonare bene (molto bene) e suonare giusto, come prova Alan O’Bryant facendo viaggiare Single Girl/SalIy Ann come nessun altro pezzo del CD riesce a camminare nelle mani di Furtado.

Ma a parte questi dettagli tutti sanno far rendere la MacKenzie al meglio, e la scelta di canzoni è particolarmente adatta sia alla voce di Kate sia allo stile della band. Molti gli originali, alcuni della stessa MacKenzie, tra cui la splendida title track, altri firmati da Liz Meyer (l’ottima Blue Lonesome Wind), da tale Sally Barris e dal solito Greg Brown, che la nostra sembra prediligere. La cover dello hit di Hal Ketchum, Past The Point Of Rescue, è un’ottima idea, ma purtroppo col banjo di Furtado il pezzo non cammina come dovrebbe, mentre al contrario funziona molto bene l’intensa Driftless, anche grazie ad un accompagnamento rarefatto di chitarra, mandolino, fiddle e basso. La registrazione è davvero buona, con un suono asciutto ma molto presente, e la copertina vi sa proiettare efficacemente la personalità di Kate: raffinata ma non leziosa, intelligente ma non cerebrale, molto femminile ma non Nashville-sexy, intensa ma non new age, e che volete di più da una cantante bluegrass? Uno dei migliori CD del 1996.

Red House RHR CD 91 (Bluegrass Moderno, 1996)

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 36, 1997

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