Kenny Butterill - No One You Know cover album

Il Canada è sempre stato piuttosto generoso nel consegnarci talenti importanti che, in alcuni casi (vedi Neil Young, Joni Mitchell, Gordon Lightfoot, Leonard Cohen, Bruce Cockburn, ecc.) sono assorti al rango di capiscuola di determinati filoni cantautorali.
Al suo esordio discografico con un CD di caratura sorprendente, senza dubbio superiore a tantissimi altri prodotti simili e distribuito dalla So Much Moore, l’organizzazione di Martha Moore (ex-manager degli Amazing Rhythm Aces), Kenny Butterill si candida di diritto a raccogliere lo scettro del suono swamp che era stato appannaggio quasi incontrastato del grande Tony Joe White fino dalla fine degli anni ’60.
Il line-up degli accompagnatori dello sconosciuto Kenny (chitarra acustica ritmica e  voce) comprende Peter Morrison (chitarra solista sia acustica che elettrica e basso), un vero virtuoso degli strumenti a corda, e Daoud Shaw (batteria, percussioni varie e consolle tecnica), già con la Jerry Garcia Band, oltre ad aver suonato e prodotto per Van Morrison.
Come si diceva più sopra, il suono è decisamente swamp, scandito dalla chitarra e dal basso, con una voce usata essenzialmente sui registri bassi, senza pur raggiungere le tonalità cavernose tipiche di Tony Joe White, ma andiamo per ordine.

Le danze si aprono con How Far Can We Go?, un perfetto esempio di crossover fra Jonny Cash, con il suo classico boom-chicka-boom sound, ed il pluricitato Tony Joe White; il tutto viene poi condito con una armonica molto determinata a farsi sentire, in bocca a Don Jones.
Niente male come partenza: country-swamp.
Il disco prosegue sempre molto omogeneo (quasi troppo omogeneo, in alcuni casi), fino ad arrivare ad un brano che sembra uscito da un album dei Dire Straits, Breaking The Glass Ceiling, dove il suono è affascinante ed avvolgente, più amalgamato rispetto ai brani precedenti e decisamente sopra le righe.
Si prosegue poi con Was It Love In Your Eyes?, una bellissima ballata, eseguita in duetto con tale Nullita Fries (un nome che è tutto un programma), seguita da un altro piacevole esercizio con sonorità quasi caraibiche ed una felicissima chitarra solista che ricama attraverso tutto il pezzo: notevole ed efficace.

Da segnalare poi il brano finale, intitolato semplicemente Princess Diana, deciso ritorno alle sonorità swamp e dedicato alla Principessa Diana Spencer, tragicamente scomparsa nel ben noto incidente stradale che l’ha per sempre unita al suo compagno, Dodi Al Fayed, nell’indissolubilità della morte.
Il disco non brilla certo per i suoi contenuti country, ma è intriso fin nel midollo di quelle sonorità tipiche del filone Americana, che pesca comunque abbondantemente nella tradizione USA: allarghiamo le nostre visuali artistiche ed accostiamoci anche a Kenny Butterill.

No Bull Songs NBS757 (Singer Songwriter, 2000)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 55, 2000

Link amici

Comfort Festival 2024