Lei, Kristi Rose, lo chiama ‘Pulp Country’, ennesima variazione sul tema dell’alternative country. In realtà questo live, vibrante e divertente, entra ed esce continuamente dai confini di genere, muovendo dalla galassia ‘Americana’, ma attraversandola nelle forme e nella temporalità. Kristi Rose è una cantante navigata di grande temperamento, totalmente a suo agio nella dimensione live, e la band che la segue comprende una chitarra tagliente e flessibile, quella di Jack Silverman, e soprattutto un polistrumentista sapiente come Fats Kaplin.
Bastano per promuovere questo dischetto (registrato nel marzo 2001 nell’ambito di una importante rassegna olandese di Americana, seconda prova discografica per Kristi Rose), gli otto minuti di Johnny Guitar (sì, quella del film in bianco e nero), introdotti in chiave flamenco e condotti per mano da una Kristi Rose in versione sciantosa, ed esplosi nella citazione selvaggia di White Rabbit (sì, quella dei Jefferson Airplane), seguiti, nel momento di maggior climax rock dell’intero show, dagli inaspettati quattro minuti del traditional The Wind And The Rain, per sola voce e violino.
Il resto sono cammei acustici di puro cantautorato (All Is Gone), rock blues di sapore Sixties (la conclusiva Man Among Men con citazione da Tobacco Road di John Loudermilk), potenti ballate elettriche dagli echi à la Neil Young (Angry No More), piccole esplosioni di texan swing (Rise+Shine, Salty Boogie).
Se poi ancora vi state chiedendo cosa diavolo sia il ‘Pulp Country’, andate alla traccia otto, Theme From Pulp Country, piccolo siparietto strumentale di sapore vagamente western.
CRS (Alternative Country, 2002)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 88, 2002
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