Larry Perkins & Friends – A Touch Of The Past cover album

Larry Perkins è il banjoista di Lonesome Standard Time, quello con la faccia da bambino cresciuto in una capanna sui monti, con una eterna ‘overalls’ (vulgo: salopette) addosso e un eterno broncio sul viso, come hanno i montanari quando non capiscono quello che accade attorno a loro. Ma Larry Perkins è anche il banjoista che ha saputo giocare, sulle riviste, sulla sua presunta discendenza/parentela con Scruggs in relazione con l’impronta nettamente scruggsiana del suo stile di banjo, quindi che sia proprio uno scemotto non direi, anzi…

Messo in chiaro che paragonare il pur ottimo e grintoso e prorompente banjo del Larry a quello di Scruggs è un po’ come confrontare Borgo San Dalmazzo con San Francisco, occorre comunque dichiarare che:

1) Perkins suona tanto bene da non avere bisogno di copiare Scruggs, a cui peraltro molto si ispira;

2) Perkins ha saputo organizzarsi un ‘concept album’ che vuole rendere omaggio alle sue altre fonti di ispirazione prevalente, cioè a Carter Family, Uncle Dave Macon e Mississippi John Hurt (puntualmente presenti nella foto di copertina), e così facendo gli è riuscito di produrre un album vario e di ascolto gradevole;

3) Perkins, che vive o almeno agisce a Nashville da anni, si è circondato della crema musicoacustica di Nashville e non per questo progetto (Gene Wooten, Glen Duncan, David Grier, Mike Bub, Ronnie McCoury, Terry Eldredge, Andrea Zonn, Del McCoury, Ernie Sykes, i fratelli Reno, Benny Martin. Billy Rose, John Hartford, Jimmy Campbell, Larry Cordle, Vassar Clements, Josh Graves, Roy Huskey, Alison Krauss, Sonny e Bobby Osborne, Earl Scruggs addirittura in persona, Gary e Tony Williamson e altri ma mi sono stufato…), con la co-produzione di Butch Baldassari e il suono di Rich Adler, quindi dal punto di vista tecnico sapete già cosa incontrerete.

La scelta dei pezzi, in realtà, è solo in parte dipendente dal trio di Muse ispiratrici sopra nominato, e sono diversi gli originali dello stesso Perkins, di Gary Williamson, Earl Scruggs o Hank Williams, il tutto in favore della varietà e godibilità del CD anche per i non-troppo-fanatici. I nostri eroi, però, ci riescono solo in parte, ed accanto a cose splendide come Wait Till The Clouds Roll By, cantato da lacrime da Terry Eldredge e Andrea Zonn, troviamo cose meno splendide o un ideina superflue, come i vari strumentali, che sono sì suonati benissimo ma non possiedono l’impatto dei pezzi che ti si stampano nella memoria.

E così può accadere che per due o tre pezzi la ‘palatabilità’ del CD si perda un po’ troppo, ma passi: il solo ripescaggio di vecchi ottimi pezzi della Carter Family, o di Dave Macon o John Hurt, e la possibilità che essi diventino dei futuri classici bluegrass, è per me motivo sufficiente a promuovere A Touch Of The Past a pieni voti. Certo, se Larry curasse un po’ di più l’estetica…

Thanks Wade /Wait Till The Clouds Roll By /No One To Welcome Me Home /Give Me Your Love /Big Tiger Roars Again /On The Evening Train /Instrumental In D Minor /Keep My Skillet Good And Greasy /Lullaby For Leanne /Louis Collins /Over The Montain /Spike Driver Blues /Cliffhanger /The Storms Are On The Ocean /Foggy Mountain Top /A Touch Of The Past

Pinecastle PRC1022 (Bluegrass Tradizionale, 1993) 

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 23, 1994

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