Larry Stephenson - Every Time I Sing A Love Song cover album

Non aveva ancora fondato la Larry Stephenson Band, ma in compenso esistevano ancora i Virginia  Squires.
Il disco è stato registrato nel 1988 e ora, da qualche mese, fa parte del catalogo Webco. Bill Emerson suona il banjo in 8 pezzi; Mike Auldridge il dobro; David Parmley chitarra e baritone o lead vocal (ma solo nei cori sfortunatamente); poi i Virginia Squires, Mark Newton chitarra e Sammy Shelor banjo solo in tre pezzi, mentre Ronnie e Ricky Simpkins basso e fiddle nell’intero CD.
Chi non ama prendere appunti, ma ha la memoria corta, avrà scordato che a Brescia, durante la quarta Convention nel 1985, il tenor vocal dei Cardinals, quello che faceva vibrare il tendone, era di Larry Stephenson.
Prima nei Virginians di Billy Harrel poi nei Bluegrass Cardinals, Larry Stephenson in realtà si è fatto conoscere anche ai più distratti solo quando ha ritenuto che i tempi fossero maturi perché lui si dirigesse definitivamente  al centro sul palco.

Dei quattro dischi da lui incisi finora, ne ho potuti ascoltare solo tre, compreso  questo suo debutto come solista. Non si notano sostanziali differenze tra l’uno e l’altro. Intendo, non c’è stata una progressione, un evidente miglioramento. Se lo avete apprezzato nei successivi lavori, ma anche con la Bluegrass Band di Butch Robins, non vi deluderà nemmeno in Everytime I Sing A Love Song.
A me non fa impazzire: ha un voce troppo alta (ok anche quelle di Bill Monroe o Bobby Osborne sono alte, ma loro hanno sempre dato  agli ascoltatori  la possibilità di riposare i timpani facendo cantare un altro elemento della band, lui no), una maniera eccessivamente  educata di cantare, e una dizione tanto perfettina da risultare quasi irritante.
Però canta bene, ha gusto nello scegliere i pezzi e si circonda sempre dei musicisti giusti. Già in questo disco è chiaro con quale stile Larry voleva imporsi, soprattutto nella scelta del repertorio. Canzoni leggere, gioiose o leggermente rockettare, moderne ballate  o pezzi country.

Le migliori cose del disco si ascoltano nell’iniziale blues-rocky-grass I’m In Love All Over (bello il triplo  break aperto dal mandolino di  Larry, sostenuto dal fiddle di Ricky e chiuso dal travolgente banjo di Sammy), in Restless Blue Eyed Lover, una tipica canzone di-alla Pete  Goble che sembra uscire da Quicksilver Rides Again, (grande disco!), e nella simpatica Rythm Of The Rain un brano che nei primi sixties veniva eseguito dai Cascades con tanto di pioggerellina e tuoni iniziali, ma che in versione bluegrass è stato proposto anche dai Tasty Licks.
Chiudo: il disco è buono più o meno come quelli che lo hanno seguito, è ben suonato come gli altri, le canzonette sono più che piacevoli, ma ti lascia un sapore troppo dolce in bocca… E dire che bastava che David Parmley gli strappasse il microfono un paio di volte soltanto…

I’m In Love All Over/ The Violet And A Rose/ Rain Please Go Away/ Many Hills Of Time/ Loving You So  Long/ I Should’ve Called/ Every Time I Sing A Love Song/ Restless  Blue Eyed Lover/ You’ll Always Be My Baby/ Rhytm Of The Rain/ Yes, I See God.

Webco CD-0126 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Moderno, 1988)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 17, 1992

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