Chiariamo subito che non sono mancini, neanche uno. E il nome della band è ispirato al leggendario capo della tribù degli Arapahoe, Niwot detto ‘Left Hand’, vissuto nella zona di Boulder, Colorado, dove il gruppo imperversa da alcuni anni. Adesso cominciano a spingersi un po’ oltre, aiutati da questo disco e da Charles Sawtelle che gliel’ha prodotto.
Bluegrass Unlimited dice che si apprezzano di più ad ogni ulteriore ascolto. Io rispetto B.U., ma non riesco ad appassionarmi a questo disco, nonostante debba riconoscere ai musicisti un’ottima preparazione. Forse dipende dai loro modelli di riferimento, i Newgrass Revival, troppo bravi per essere confrontabili, sicchè pare inevitabile pensare che la pur bella voce di Drew Emmit non sia del calibro di quella di John Cowan, o che la chitarra di Rob Wheeler non abbia il suono e la dinamica spaziali di Pat Flynn.
O forse dipende dal banjo di Mark Vann, che con un contest vinto a Telluride nell’88 e mostrando doti tecniche notevoli, si presenta con un suono poco corposo, spadellato (l’aggettivo non sarà ortodosso ma è efficace), in qualche momento addirittura frenetico.
Fatto sta che il prodotto ci sembra discreto ma acerbo, non rifinito, caratterizzato dall’evidente intenzione di scimmiottare i Newgrass e dall’angosciante assenza di altri autori che non siano Emmit, il mandolinista/cantante .
Certamente il gruppo va seguito perché ha delle potenzialità, ma soprattutto mi sembra debba maturare nel sound complessivo.
Consigliato a chi ama il Newgrass, specie se Revival.
Get Me Outta This City/ Back Door Romance/ Just Before The Evening/ Stop All Your Worrying/ Dreams/ Gypsy/ Time Stands Still/ Keep Your Mind Open(And Your Mouth Shut)/ Falling Rock/ Gold Hill Line/ Homefires
Brewglass BR2001CD (Bluegrass Progressivo, 1991)
Nirvano Barbon, fonte Country Store n. 17, 1992