Livewire - Wired cover album

I fortunati bluegrassari di altri paesi europei hanno potuto ammirare questa nuova band in tour la scorsa estate: noi, probabilmente, resteremo come sempre a parlarne, scriverne, cercarne CD, LP, cassette o video per lunga pezza, senza mai vederli in faccia (oddio, non è che siano proprio belli, in verità ma si fa per dire…).
Scott Vestal, banjoista per excellence, già per molti anni con Doyle Lawson & Quicksilver e in precedenza con gli ormai mitici Southern Connection, ha messo insieme una band incredibile, che vede Ernie Sykes al basso (ex Cardinals e Jimmy Gaudreau Unit), Robert Hale alla chitarra (ex New South), e John Wayne Benson al mandolino (e non è un nome inventato!!), per l’occasione aiutati da Blaine Sprouse al fiddle e Tome Roady alle percussioni.
Ripeto che avrei gradito ascoltare la band dal vivo per un motivo preciso: capire a cosa vogliono arrivare. Da questo album, infatti, la finalità che pare trasparire è quella di riempire il vuoto lasciato da band come Skyline e, soprattutto, New Grass RevivaI, a cui molti arrangiamenti si rifanno, a volte in maniera quasi sfacciata. Scott e amici, peraltro, se lo possono permettere, da un punto di vista strettamente tecnico: seguire l’ascesa vertiginosa di questo grande banjoista è infatti sempre stato problematico, ma qui diventa drammatico, visto che il distacco fra la sua tecnica e quella, ad esempio, di un Bela Fleck si fa minimo.

Gli altri membri del gruppo sono forse un gradino sotto, ma sempre ottimi, e il drive che una band come questa riesce a sviluppare fa ben sperare per il futuro di questa musica ‘reietta’ (anche se non posso mancare di notare come molti chitarristi e mandolinisti degli ultimi anni siano un po’ tutti fatti ‘con lo stampino’, stilisticamente).
Le voci sono un discreto punto di forza della band, e scelta di pezzi e loro arrangiamenti non lasciano molto o desiderare: la qualità è costantemente elevata. Cosa mi lascia vagamente perplesso, quindi? Non è la copertina (che vince il mio Premio 1991 Per La Copertina Più Orrenda), non è neanche la smaccata NewGrassRevivalaggine di alcuni pezzi, e non è nemmeno la tendenza complessiva un po’ ‘soft’: forse il mio problema è che da un mio personale ‘semi-idolo’ quale Scott Vestal, in fondo, mi aspettavo qualcosina di più. Cosa, francamente, non so dirlo.
Ah, se mai riuscissimo ad essere europei anche nel circuito bluegrass country!! Forse non ci toccherebbe andare negli States per toglierci questi dubbi.

Rounder 0281 (Bluegrass Moderno, 1989)

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 9, 1991

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