Con quella sua facciotta piena, il naso schiacciato, la frangetta sugli occhi e gli orecchini vistosi, Lynn Morris possiede un look che più bluegrass non si può. Non sarà una gran bellezza, ma meglio lei del viso ultraritoccato di Dolly Parton come appare nel disco The Grass Is Blue (peraltro bello) appena uscito.
Da dieci anni a capo della Lynn Morris Band, la cantante/chitarrista si ripresenta con un disco classico ma piacevole, dal suono morbido, accattivante, più attento all’insieme che alle singole capacità soliste. Il che va benissimo.
I due nuovi inserimenti – Jesse Brock al mandolino e Ron Stewart al banjo e al violino – introducono una grinta che risulta evidente nello strumentale Twister, tiratissimo e tradizionale, ma tutto il disco è pervaso da una freschezza che emerge un pò alla volta.
Se il bassista e cantante Marshall Wilborn funge da memoria storica della band, Lynn Morris si diverte ogni tanto a scantonare, accentuando qualche sottolineatura blues o country, ma sempre in una cornice rigorosamente acustica.
Dei dodici brani, diversi per ritmi e melodie (il che va sempre bene in un disco di bluegrass), almeno quattro si impongono: il bluesistico Long Train Of Fools (ottima la variazione armonica nel sottofinale di ogni strofa), lo squillante Love Beyond, il morbido/sentimentale Seventeen Cents (dove Lynn si esibisce al clawhammer banjo), l’emozionante The River che chiude la selezione.
Chi l’ha ascoltata dal vivo nel corso delle sue frequenti scappate in Europa, e anche in Italia, sa che la qualità migliore della Lynn Morris Band è la nitidezza del suono, paragonabile un pò a quello di Laurie Lewis, ma con una punta di vecchio Tennessee in più. You’ll Never Be The Sun (il titolo viene da una canzone irlandese ascoltata alla radio durante un tour a Dublino e a lungo cercata) conferma l’eccellente livello raggiunto dal gruppo.
Chi amasse, invece, qualcosa di più pimpante e progressivo si rivolga altrove.
Rounder CD 0458 (Bluegrass Tradizionale, 1999)
Michele Anselmi, fonte Country Store n. 53, 2000
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