L’impressionante ritmo con il quale Haggard sforna long-playing, uno di seguito all’altro, non va però a discapito della qualità della musica in essi contenuta. È stato appena pubblicato A Working Man Can’t Get Nowhere Today, un album come il solito di buon livello, inciso da Merle ancora per la sua vecchia casa discografica, la Capitol Rec., ed eccone ora un altro nuovissimo, per molti versi più interessante del precedente, con un Haggard che fa sfoggio della sua personalità interpretando i maggiori successi di Elvis Presley. “Ladies and gentlemen: my farewell to Elvis” (Signore e signori: il mio addio a Elvis) con queste semplici parole, subito seguite da una breve musica dai toni melodrammatici, Haggard inizia dunque la sua ultima fatica discografica: un giusto tributo alla musica ed al significato artistico espresso dal compianto Presley.
Merle Haggard, che va considerato oggi il degno continuatore di quella tradizione musicale country che ha avuto in Jimmie Rodgers, Roy Acuff, Bob Wills, Hank Williams ecc. le sue colonne portanti, si è sempre dimostrato, seppure con accenti innovativi, fedele sostenitore di uno stile il più possibile aderente ai canoni tradizionali. Questo sincero amore per la country music si è tradotto nel corso della sua carriera in alcune importanti realizzazioni come ad esempio i tributi a J. Rodgers e a B. Wills e in altri album che enfatizzavano tematiche caratterizzanti e aspetti peculiari di questa musica.
Che cosa ha quindi spinto Haggard ad incidere ora le più celebri canzoni di E. Presley universalmente noto come il re del rock’n’roll? È una plausibile domanda che a molti potrebbe sorgere spontanea (soprattutto ai neofiti della C.M.). Mera speculazione? Anche se qualche dubbio non è del tutto fugato, non credo sia questa la giusta risposta. Le motivazioni di fondo vanno piuttosto ricercate tramite un’attenta e corretta analisi di ciò che Presley è stato e ha prodotto.
Proveniente dal Sud, di tipica estrazione rurale, Elvis muove i primi passi in un ambiente dominato dalla country music e da questa rimane profondamente influenzato (anche se poi in seguito il suo grintoso stile assumerà una precisa connotazione). Tra le sue primissime incisioni, ad esempio, I Love You Because di Len Payne e Blue Moon Of Kentucky di Bill Monroe. Una tappa al Grand Ole Opry di Nashville e poi il successo: un successo sempre crescente che arriverà a varcare anche gli oceani e lo renderà famoso in tutto il mondo. Passati i fasti del rock’n’roll, il dominatore della scena musicale della seconda metà degli anni cinquanta, similmente ad altri illustri rockers, adegua la propria musica ed il proprio stile ai nuovi gusti del pubblico.
Jerry Lee Lewis, Conway Twitty, Charlie Rich, Carl Perkins ecc. abbracciano con simpatia il genere country & western. Elvis, pur senza mostrare la stessa decisione, forse sovrastato dalla sua stessa personalità, ad esso comunque si volge (come del resto aveva già fatto allorché era musicalmente nato) guadagnandosi casi l’etichetta di country-pop artist.
Senza dilungarmi ora in ulteriori e più dettagliate spiegazioni vorrei concludere sottolineando, lo si creda o meno, l’appartenenza di Presley anche al mondo della country music, appartenenza per altro avvallata dalla costante presenza dei suoi dischi nelle country charts (poche settimane fa tra i primi 50 country LP’s 12 erano suoi) e dal fatto che sia ricorrentemente incluso, con ampio spazio. nel novero dei country singers dalle più autorevoli enciclopedie specializzate in questo settore. Chiarità così, in sintesi, la reale ubicazione artistica di Presley, risulta più agevole comprendere come Haggard, da sensibile e attento interprete quale è, non abbia potuto sottrarsi dal commemorarne l’opera. Lo ha fatto nel modo migliore, accostandosi con umiltà alla sua musica, consapevole dell’alone mitico che tuttora lo circonda.
Ne è scaturito perciò un album sincero, privo di retorica, che suona come un ringraziamento all’apporto creativo e innovativo del grande Elvis. Lontano dal volerne imitare lo stile, Merle risulta sempre gradevolissimo anche quando interpreta canzoni come Jailhouse Rock, Heartbreak Hotel o That’s All Right (Mama) che sono alquanto distanti dal suo usuale repertorio. In The Ghetto, Don’t Be Cruel, Love Me Tender, Blue Christmas, Blue Suede Shoes, Are You Lonesome Tonight completano infine l’LP che comprende anche From Graceland To The Promised Land nostalgica composizione firmata da Haggard attualmente ai vertici delle classifiche.
Ancora una volta la statura artistica del country singer californiano, sempre attivo e in costante ricerca, è emersa nella sua interezza proponendoci un binomio di sicuro successo per la delizia di tutti i country fans e non che ricordano con simpatia l’ormai leggendario Elvis Presley.
MCA-2314 (Traditional Country, 1978)
Mario Manciotti, fonte Mucchio Selvaggio n. 6, 1978