Mike Seeger mi parlo dell’ormai imminente uscita di questo album al Philadelphia Folk Festival dell’estate scorsa. Si trattava di un progetto vecchio di quattro anni (le registrazioni sono dell’84) ma il suo entusiasmo nel parlarne come di una cosa estremamente attuale mi aveva acceso una certa curiosità: una serie di vecchie canzoni e brani strumentali rivisti con un nuovo stile o diverse combinazioni di strumenti o addirittura con nuove idee strutturali.
Dal suo punto di vista, nell’84, lo scopo principale era di suonare o riallacciare contatti con alcune tra le sue amicizie musicali preferite. Il suo modo per fare un po’ di buona ‘conversazione musicale’, come la definì, secondo il feeling per cui fare della musica creativa è un po’ come incontrare un nuovo amico.
Per chi conosce e ha seguito Mike Seeger ed i New Lost City Ramblers, anche grazie alla loro prolifica produzione discografica, tutto ciò torna perfettamente logico. A tutti gli altri gioverà ricordare che è anche (e forse soprattutto) grazie a costoro che a partire dai tardi anni ’50 nacque e si sviluppò quell’importantissimo filone musicale, chiamato Old Time Revival, che permise di riscoprire e recuperare un bagaglio cultural-musicale del sud rurale degli Stati Uniti (che rischiava di finire irrimediabilmente perduto) che andava dalle prime immigrazioni Anglo-Scoto-Irlandesi fino all’avvento dei mezzi di comunicazione e commerciali degli anni ’30.
Un vero e proprio pezzo di storia, a partire dalle vecchie ballate inglesi, normalmente cantate senza accompagnamento, alle fiddle tunes, alle canzoni religiose, fino a nuove idee compositive, basate sulla miscela di questi ingredienti e condite con le nuove creative influenze afroamericane.
Per almeno trent’anni quindi, Mike & soci hanno riproposto, senza mai fossilizzarsi, le radici di un po’ tutta la musica moderna. La voglia, ancora una volta, di riproporre suoni antichi con nuove concezioni stilistiche, con un nuovo e diverso approccio è quindi la chiave di lettura di questo album.
E’ questa una di quelle operazioni che tra i vari risultati ottenibili può portare certamente allo storcere del naso dei più conservatori se non addirittura a forzature di cattivo gusto. Tranquillizzo subito tutti garantendo, in questo caso, sulla bontà del risultato.
Non voglio addentrarmi nelle descrizioni di tutti i singoli brani. Ciascuno infatti ha una sua peculiarità, che porterebbe a pagine di scritti; mi limiterò a citare una bellissima Mabel che vede un arrangiamento per un quartetto di archi (due violini, viola e violoncello) e parti solo vocali, una versione delle contradance East Tennessee Blues – Goin’ Crazy che inizia con una più classica parte per string band e che si conclude, sfarzosamente, con l’inserimento di pianoforte, clarinetto e trombone ed infine l’originale e delicato Wedding Waltz, unico brano inciso per la prima volta, a firma Tara Nevins, scritto in occasione di una festa di matrimonio.
Suggerendo caldamente l’acquisto a tutti, concludo citando i musicisti coinvolti da Mike in questa felicissima avventura: The Agents Of Terra, Norman & Nancy Blake, Paul Brown, James Bryan, Gil Carter, The Horseflies, Alan Jabbour, Tom Kelly, Don Mussell, The Stepping Stones e Kirk Sutphin: gloria a loro.
Boatman/ Mabel/ Black Jack Davey/ Billy in Waynesboro/ Poor Black Sheep/ East Tennessee Blues/ Goin’ Crazy/ Ten Broeck And Mollie / Cotton-Eye Joe/ Pork Fat Makes My Chicken Yan / Wagnerd / Wedding Waltz
Rounder 0262 (Old Time Music, New Acoustic Music, 1988)
Daniele Bovio, fonte Hi, Folks! N. 35, 1989