Mona Wallin – To Build A Fire cover album

Mona Wallin è l’ulteriore dimostrazione di quanto la musica di ispirazione americana che si produce in Svezia sia ormai adulta e matura al punto giusto per essere apprezzata da un pubblico più ampio. Dopo diverse esperienze in campo rock e bluegrass, la cantautrice scandinava ha focalizzato il proprio materiale in una dimensione più intensa, personale ed interiore, usando come pietra di paragone la produzione di Neil Young e quella di Gillian Welch, esibendosi spesso con il chitarrista Erik Ivarsson. Lo stesso Ivarsson è uno dei protagonisti di queste registrazioni, eccellente sia quando imbraccia l’acustica sia quando è l’elettrica a rendere più taglienti e incisive le atmosfere, con il bravo Stefan Bellnas alla pedal steel (e anche al basso) ad avvicinare le canzoni di Miss Wallin ad un alternative country riflessivo ed accorato.

Otto sono i brani contenuti in questo To Build A Fire, una sorta di EP allungato ma ricco di fascino, con l’iniziale Soldier che coinvolge subito per il cantato evocativo che ricorda Gillian Welch e una chitarra elettrica impeccabile nei suoi interventi. Più country è Cold Came Back in cui emerge tutta la dolcezza e la poesia insita nella personalità di Mona Wallin con la pedal steel protagonista, decisamente misteriosa e onirica è invece Everybody Knows My Name mentre ricorda la prima Joni Mitchell la melodia di Gold Dust. Introdotta da un efficace drumming Woodnote è un’altra ballata degna di nota, così come Six White Horses ha un fascino cristallino tra folk e country con Erik Ivarsson ancora notevole con un gusto notevolissimo nei suoi interventi chitarristici, Way Back Home porta l’ascoltatore verso territori quasi western e la conclusiva Higher Grounds rallenta ulteriormente con un ‘waltz time’ molto evocativo.

Disco e personaggio di indubbio valore. E’ ora di scoprire quanti gioiellini si ‘nascondono’ nelle terre svedesi.

Heatherhall 001 (Singer Songwriter, 2017)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2018

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